1 Marzo 2017 - 12:43

Ad esempio a me piace il Sud

Il Sud

Il Sud fa paura, in ogni senso e direzione. Eppure io dal Sud non me ne vado, ci resto

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Ad esempio a me piace il sud. Una delle più belle canzoni di Rino Gaetano. Un ritratto perfetto del sud, delle sue virtù e delle sue debolezze. Il meridione è sempre stato il figlio non voluto, quello “scemo”, ma anche quello più furbo. Tanto da finire nel riformatorio dell’Italia, giù in gattabuia. Il Sud è solo una prosecuzione dello stivale, per molti. E’ una provocazione, una parte a se stante. E’ il luogo adatto dove mandare in esilio qualcuno. Il Sud fa paura, la sua gente fa paura.  Terra di rose e sangue, di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta.

Il Sud viene ripreso dal basso, senza neanche sprecare troppe inquadrature. Siamo carne da macello. Siamo la terra arsa dal sole e il caporalato. Siamo la voglia di fuggire al Nord, anche per studiare. Siamo i sampietrini e i ciottoli dei paesini, calpestati dalla monotonia di un via vai a mani congiunte dietro la schiena. Siamo i bar dello sport, i caffè corretti e le anime scorrette. Siamo quello che di peggio ci si può augurare.

Siamo le mazzette date ai politici, i poliziotti con il colpo in canna. Siamo le ditte che falliscono, gli imprenditori che si suicidano, il pizzo per la Sud“protezione del Santo”. O, quantomeno, questo siamo agli occhi di chi ci guarda. Questo è il Sud che vogliono rappresentare, che vogliono a tutti i costi dipingere con olio su tela.

Questo è il Sud che vogliono rappresentare, che vogliono a tutti i costi dipingere con olio su tela

Il Sud fa paura, in ogni senso e direzione. Eppure io dal Sud non me ne vado, ci resto. Rimango qui perchè qui mi sento vivo, mentre passeggio in un paesino, con l’odore del mosto e della prima legna bruciata.

Rimango in quelle stradine ciottolate, in quei vicoli, nei passi sordi e lenti, su quelle panchine dal contorno arrugginito, negli sguardi della gente, la mia. Rimango perché una parte del mio cuore è incisa su quelle pareti incrostate dagli anni, sui tavolini del bar, sui rami degli alberi che scandiscono il passare del tempo, nei calci ad un pallone. Rimango sospeso nelle corde delle chitarre e nei tamburi, sulle scale di una casa e nelle tende accarezzate dal vento, nelle finestre socchiuse e nelle case umide.

Rimango nei passi dei cani randagi, nelle mani ruvide e spaccate di un contadino, nei sogni irrealizzati, nelle speranze e nelle delusioni, negli amori appena nati e in un bacio, nel mio ridere forte e nel mio singhiozzare in silenzio. Continuerò a sorseggiare l’amore per la mia terra, bevendola lentamente per paura che possa finire. E continuerò a disinfettare le cicatrici con il mio vento e con il mio sole. Così che io possa ricordarmi sempre, chi sono.

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