17 Febbraio 2016 - 17:26

Adriano Leite Ribeiro, auguri all’Imperatore dal talento sprecato

Adriano Leite Ribeiro

Auguri all’Imperatore Adriano, un alieno che solo la depressione è riuscito a fermare

[ads1]A Rio de Janeiro, esattamente 34 anni fa, nasceva Adriano Leite Ribeiro, noto a tutti come Adriano, l’Imperatore. Tutto inizia circa quindici anni fa in quel di Madrid, durante il Trofeo Bernabeu. Il giovane brasiliano alla sua prima apparizione con la maglia dell’Inter, all’epoca ancora con il numero 14 sulle spalle, segna al 90’ su punizone, con una sassata che sfiora i 200 km/h. Da quel momento i tifosi, con ancora negli occhi le prodezze del mitico Ronaldo, lo etichettarono come il nuovo Fenomeno, rivedendo in lui le stesse caratteristiche di Luis Nazario da Lima. Effettivamente Adriano ha classe, velocità, forza fisica, dribbling e un sinistro a dir poco micidiale.

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Dopo una parentesi tra Fiorentina e Parma dove l’Imperatore mette a segno 23 gol in 37 partite, l’Inter riscatta la metà del cartellino in possesso proprio dei ducali per 15 milioni di euro. Adriano vive un periodo d’oro, durante due sole stagioni, 2004/2005 e 2005/2006, realizza ben 44 gol e diventa il miglior marcatore dell’Inter in Champions League, con 19 reti. In poco tempo l’Incredibile Hulk, seppur non avesse vinto chissà quali trofei coi nerazzurri, a parte una Supercoppa e una Coppa Italia, suscita l’interesse di squadre del calibro di Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona, pronte a fare follie per accaparrarselo. Moratti però non ci sta, e per non perdere il suo gioiellino brasiliano lo ricopre letteralmente di soldi, offrendogli un contratto milionario. Fu la rovina di Adriano. L’Imperatore aveva infatti un padre che si occupava di lui e che amava alla follia, Almir Leite Ribeiro.

Adriano

Dopo la sua morte, una tragica e lunga depressione ha portato Adriano vicino alla morte, come spiega Javier Zanetti in questo fantastico testo : ”Appena arrivò all’Inter segnò in amichevole con il Real Madrid un gol di una potenza impressionante. Dentro di me dissi: questo è il nuovo Ronaldo, possiede tutto. Fisico, talento, velocità. Ma Adri veniva dalle favelas e quella cosa mi spaventava. Ho visto bene i pericoli che genera la ricchezza su chi non ha mai avuto nulla. Quasi ogni giorno a fine allenamento gli chiedevo: “Cosa fai questa sera? Dove vai?”. Avevo paura che si cacciasse in qualche guaio. Adriano aveva un padre che lo salvaguardava molto e sapeva metterlo in riga. Ma prima dell’inizio di una stagione, precisamente al trofeo Tim, successe l’inimmaginabile. Gli telefonarono dal Brasile e ricevette una di quelle notizie che posso cambiarti l’animo per sempre: “Adriano, papà è morto”. Lo vidi singhiozzare, buttare giù il telefono e urlare a più non posso. Io e Moratti da quel giorno lo prendemmo sotto la nostra protezione, come un fratellino. Nel frattempo giocava, segnava e dedicava i gol al padre alzando gli occhi lucidi e le mani in preghiera al cielo. Da quella telefonata però non è stato più lo stesso. Con Ramiro Cordoba passavamo serate intere a incoraggiarlo: “Ti rendi conto? Sei un misto tra Ronaldo e Ibrahimovic, puoi diventare più bravo di loro, hai tutto”. Abbiamo fallito, non siamo riusciti a strapparlo alla depressione, questa è una cosa che ancora mi fa male…

Come dirà Fabio Caressa, l’Adriano migliore sembrava un uomo bionico, quando lo vedevi andare via sembrava un cartone animato, gli altri aggrappati alle spalle per fermarlo, ma non era un robot. La vita può ingannare l’anima, e anche l’uomo bionico, per giocare bene, ha bisogno di averne una.

Auguri di buon compleanno Adriano, Imperatore dal talento sprecato.

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