8 Ottobre 2016 - 17:09

Albertini, Renzi e l’ “impunità” parlamentare

Il caso Albertini, che richiede l’insindacabilità per vicende riguardanti il periodo in cui era Sindaco di Milano, infiammano l’arena politica ed anticipano la problematica dell’ “immunità” ai nuovi senatori. Possibili, con la conferma del Ddl Boschi, nuovi casi di “impunità”?

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Una delle novità dell’ormai celebre Ddl Boschi, la riforma costituzionale che sarà sottoposta a Referendum Confermativo il 4 dicembre 2016, è quella riguardante la modifica del Senato della Repubblica.

Gabriele Albertini

Gabriele Albertini

Nel nuovo organo, infatti, oltre all’elezione indiretta dei suoi componenti, si può rilevare uno dei punti più controversi della riforma individuabile nella conferma dell’insindacabilità per i suoi rappresentanti (sindaci e consiglieri regionali).

Questo discusso punto della Riforma Renzi-Boschi estende, in pratica, la possibilità, per i futuri senatori, di non poter “essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”.

La problematiche sulla questione, che ha sin da subito causato diversi scontri in Parlamento e che ancora oggi anima il “dibattito politico”, si sono però presentate ancor prima di entrare in vigore attraverso il particolare caso che coinvolge il senatore dell’NCD ed ex Sindaco di Milano Gabriele Albertini.

Più nello specifico, nel “lontano” 2011, l’allora Sindaco di Milano Albertini rilasciò due dichiarazioni al Sole24ore, a dir poco polemiche, sull’attività del giudice Alfredo Robledo, che in quel periodo si stava occupando della questione derivati, che secondo l’attuale senatore avrebbe condotto  una battaglia contro la sua giunta per motivazioni politiche.

Dopo la querela del giudice per calunnia aggravata, si è aperta ufficialmente la bagarre con Albertini che, in tutti i modi, cerca di “dribblare” il problema chiamando in causa l’insindacabilità parlamentare.

A seguito di una bocciatura al Parlamento europeo durante il suo mandato da eurodeputato, la questione si è ripresentata nel nostro organo legislativo con diversi colpi di scena tipici della “mediazione politica” dell’attuale maggioranza a guida Pd e sostegno NCD (e verdiniani).

L’ex Sindaco di Milano ha affermato in un’intervista a Repubblica: “Io, come senatore del Nuovo centrodestra, questo governo al Senato lo sostengo e lo voto, ma se poi la stessa maggioranza, quando io ho un problema, mi vota contro, allora sono io che non voto più”.

In sostanza, il senatore Albertini ha esplicitamente affermato che o viene garantita l’ “immunità” per i fatti non ricoperti dalla stessa (quando era Sindaco cioè), oppure metterà in seria difficoltà la tenuta della maggioranza al Senato.

La problematica, che evidenza ancora una volta la strategia del “do ut des” ,soprattutto a Palazzo Madama, rileva da un lato una continua “contrattazione” con gli alleati di “governo” che un ulteriore neo nella gestione del futuro Senato.

Con l’insindacabilità estesa a Sindaci e Consiglieri regionali (a cui è attribuita anche l’insindacabilità amministrativa dettata dal “mandato regionale”), in quanto membri del nuovo organismo, viene attribuita, per come è interpretata da sempre l’ “immunità”, la “licenza” di fare e dire ciò che si vuole agli organismi locali.

Questa “tana libera tutti”, infatti, avrebbe il merito di “coprire” ancor di più le possibili “furbate” di Sindaci e Consiglieri regionali che si sentiranno ancor più “protetti” in nome di una garanzia concessa dal nuovo status di senatore.

Allo stesso tempo, inoltre, la garanzia dell’insindacabilità viene attribuita ad una delle classi maggiormente coinvolte in scandali riguardanti “approprazioni indebite” di denaro pubblico, giustificate spesso con la dicitura di “spese politiche”, e maggiormente lontane dal cittadino (almeno negli ultimi anni) in virtù di una “coerenza partitica” nazionale che imbriglia totalmente le decisioni locali.

Le problematiche sul nuovo Senato sono affiorate ancor prima della (possibile) entrata in vigore del Ddl Boschi e il caso Albertini potrebbe essere solamente il primo di una lunga serie di “impunità” dichiarate e richieste a gran voce.

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