15 Settembre 2017 - 17:55

American Horror Story: Cult 7×02 “Don’t Be Afraid Of The Dark” – la politica del terrore

American Horror Story

Il secondo episodio di American Horror Story: Cult delinea in maniera più massiccia la trama politica della stagione, portando il telespettatore alla riflessione e, soprattutto, a una coinvolgente e insaziabile sete di paura

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American Horror Story: Cult, con “Don’t Be Afraid Of The Dark” vede un seguito immediatamente successivo alla fine dell’episodio precedente (qui il nostro articolo): Ally avvisa Ivy della presenza di un clown nel suo letto, ennesima scena che viene smentita dalla compagna non appena raggiunge la camera. Nel frattempo, i sogni di Oz sembrano divenire sempre più realistici.

Trama

Ally si risveglia nel cuore della notte con un clown al suo fianco. Terrorizzata scende le scale e chiama Ivy, che sale con lei al piano superiore per poi scoprire che si è trattato soltanto dell’ennesimo incubo.

Le due fanno l’amore per dimenticare il fattaccio, ma nel frattempo anche il figlio Oz è vittima di un brutto sogno, con protagonisti altri clown assassini (fra cui Twisty). In parallelo, Kai Anderson, dopo essere stato picchiato a sangue da un gruppo di messicani che aveva provocato volontariamente, prosegue la sua campagna elettorale e sfrutta la sua condizione fisica malandata per cercare di prendere il posto del signor Chang, membro del consiglio cittadino brutalmente ucciso insieme alla moglie.

Nuovi vicini, nuovi terrori

Questo secondo episodio di Cult ci fa conoscere, con molta probabilità, due dei volti che si celano dietro le agghiaccianti maschere della setta che terrorizza Ally e Oz: i nuovi, strambi, vicini di casa.

Harrison, apicoltore con una passione irrefrenabile nei confronti delle armi da fuoco, e Meadow, sua storica amica del liceo reduce da un cancro alla pelle che le impedisce di  stare a contatto con il sole in maniera frequente. I due non sembrano tipi timidi e confessano fin da subito di essere una coppia ‘sui

I due vicini di casa in una scena dell’episodio

generis’: lui è omosessuale e può ogni fine settimana andare a divertirsi mentre lei, a causa del cancro, prova troppa tensione per avere un rapporto sessuale. I due sono quindi sposati senza essere amanti, ma solo amici da sempre.

Creepy la scena in cui Ally si rende conto che la casa in cui, qualche giorno prima, si era verificato un omicidio, avesse già dei nuovi abitanti. 

Cosa nasconde Harrison in quei barili? Perché trasferirsi immediatamente lì, non togliendo neppure le macchie di sangue incrostate?

Sembra davvero che trasmettere una folle paura verso ogni singola cosa sia la prerogativa principale di questa setta che, man mano si prosegue con i minuti dell’episodio, prende sempre più forma.

La politica della paura in American Horror Story

La trama politica della stagione corrente si fa, in questo secondo appuntamento, ancora più importante: veniamo a conoscenza che Kai avesse ideato l’aggressione da parte degli immigrati per gettare la popolazione del Michigan in uno stato di ansia e paura verso il prossimo, verso l’individuo che proviene da un’altra parte del globo terracqueo e spaventa per via della sua diversità.

Per questa ragione, egli coglie la palla al balzo per candidarsi come sindaco della città, iniziando una propaganda contro gli immigrati. L’elezione di Trump, allora, emerge essere solo un pretesto: basta davvero qualche video e discorso ben ideato per far emergere l’astio nei confronti degli altri esseri umani?

Kai è un ammaliatore o anche lui rappresenta solo il pretesto per sprigionare le paure primordiali dell’uomo?

Ed è qui che il famoso “patto” della setta capeggiata dal folle con i capelli blu, risulta essere solo un gesto fortemente simbolico.

Sì, perché sembra quasi che l’intera popolazione del Michigan stia, tramite i consensi, cedendo tutte le

Kai durante un discorso di propaganda politica dopo essere uscito dall’ospedale in cui ricoverato.

paure a Kai, rendendolo di conseguenza molto più forte e pronto ad abbattere Ally, la perfetta vittima sacrificale. La vicenda prosegue a doppio filo con quella di Oz, che compie il famoso gesto del patto con Winter, sempre più protagonista all’interno della famiglia.

Sembra quasi che Ivy abbia lasciato in affidamento sia il bambino che la partner, tanto da rischiare il tradimento da parte di lei.

Ma qual è il vero rapporto che lega Ivy e Winter? È possibile che una donna con così tante responsabilità lasci le due cose più preziose della sua vita in mano ad una ragazza tutt’altro che solare e protettiva?

Altro fraingente che fa dubitare del ruolo positivo di Ivy all’interno della faccenda è sicuramente quella che determina il colpo di scena finale: è davvero casuale la sua scelta di mandare proprio Pedro a casa sua per via del black out? Sembra proprio che gli aghi stiano già iniziando a venire al pettine, prima di iniziare una terribile battaglia a carte scoperte.

Conclusioni finali

La settima di American Horror Story di Ryan Murphy prosegue il suo iter facendolo in maniera sempre più interessante.

I personaggi, ben caratterizzati, non si lasciano ancora completamente andare, lanciando frecciatine e sguardi sospettosi, com’è giusto che sia al secondo episodio. Sembra che Murphy in questo American Horror Story abbia programmato le dinamiche in maniera impeccabile: si nota fin dalla premiere una maggiore dosatura degli eventi, nonché un gioco con il telespettatore su cosa possa essere reale oppure no.

I vari indizi, inoltre, fanno prevedere una storia ricca di spunti di riflessione non solo sull’attuale condizione dell’uomo, ma anche sui suoi istinti naturali celati dietro ad un bel volto e un sorriso falso. Non a caso è proprio il concetto di sorriso quello cardine della stagione, ed è per questo che la maschera adottata dalla setta sia quella dei clowns.

Dopo una stagione originale e terrorizzante come Roanoke, il dedicarsi ad un horror privo di eventi paranormali non poteva che essere la scelta migliore, e Murphy & Co. sembra che abbiano pensato ad una nuova ottima annata.

VOTO: 9/10

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