12 Luglio 2017 - 11:10

Andrea Pirlo, parla l’ex moglie sulla questione dell’assegno di mantenimento

Andrea Pirlo

La lettera che la ex moglie di Andrea Pirlo, Deborah Roversi, ha inviato a Vanity Fair per raccontare la sua verità in merito al divorzio e all’assegno di mantenimento

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Il 10 maggio scorso la Corte di Cassazione ha modificato la disciplina degli assegni di mantenimento in caso di divorzio. Il nuovo criterio da prendere in considerazione, infatti, non è più quello del tenore di vita mantenuto durante il matrimonio, ma quello dell’autosufficienza economica. Molte sono state le critiche mosse sopratutto ricordando il divorzio tra Andrea Pirlo e Deborah Roversi (del 2014) che è costato, all’ex campione del mondo, 53 mila euro al mese.

Visto il polverone alzatosi sulla questione, l’ex moglie di Andrea Pirlo, ha deciso di racontare la sua verità attraverso una lettera mandata al settimanale Vanity Fair. La Rovesi ha scritto, infatti, che non avrebbe voluto trattare di questo delicato argomento ma ha ritenuto giusto intervenire per evitare fraintendimenti volontari o meno. Aggiunge, inoltre, che l’assegno non è quello divorzile ma “quello che la legge stabilisce nella separazione de coniugi. L’importo è inferiore di quasi due terzi “.

La Roversi racconta poi il modo in cui ha vissuto la sua storia d’amore con Andrea Pirlo. “È difficile raccontare l’abnegazione, la rinuncia e l’annullamento di me stessa al fianco di un Campione. Un senso di responsabilità continuo, a volte anche ansioso e preoccupato vissuto dentro senza dirlo, che ha permeato l’intera mia esistenza al suo fianco soltanto per lui e per la sua storia che prendeva forma. Nessuna interferenza, nessun condizionamento; approvazione e sostegno continui anche quando avrei voluto esplodere per affermare me stessa”.

Le parole di Deborah Roversi

Per quanto riguarda la decisione presa dalla Corte di Cassazione, l’ex moglie, si è così espressa. “Non ho mai pensato di sfruttare la situazione. Ecco perché la sentenza, a cui è stato riservato molto clamore, non può riguardare le donne che hanno sacrificato interamente la propria vita per il proprio uomo, rinunciando ai propri studi o al proprio lavoro e alla propria realizzazione personale. La sentenza della Corte di Cassazione deve far riflettere sulla situazione di mogli che hanno donato completamente la propria esistenza, per le quali un semplice assegno “assistenziale” sarebbe non solo ingiusto ma anche offensivo.”

Poi continua: “Non ho il compito e la competenza di leggere le norme; non mi sfugge tuttavia di comprendere che quando una donna ha contribuito alla ricchezza del marito perdendo le chances per la propria autorealizzazione, al momento della cessazione del matrimonio, a maggior ragione quando avviene per cause a lei non attribuibili (come nel mio caso), non sarà sufficiente un mero assegno “assistenziale” sarà necessario invece considerare anche il diritto ad un risarcimento per la propria vita donata per amore ed anche un compenso proporzionato al proprio contributo come avviene in una vera e propria impresa familiare. Il dono della propria vita non sarà mai ripagato, ma almeno sarà impedito l’oblio a cui si vorrebbe destinare la vita altrui, spesa con amore e poi abbandonata”.

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