21 Luglio 2015 - 12:17

Angelo e i suoi Petali di essenza

Ed eccolo qui, davanti a me. Osservo Angelo Palatucci mentre, con le sue movenze felpate, cerca di divincolarsi per liberare il suo marchio di fabbrica: il tiro a giro, a dire il vero per nulla malvagio

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Lui non sa di questo articolo. E mentre penso alla sorpresa che proverà nel leggerlo, ecco che Angelo s’invola verso la porta. Un avversario più veloce di lui, però, gli porta via il pallone. Io, con il mio proverbiale tatto, gli passo accanto e lo apostrofo “lento”. E lento, il mio compagno Angelo, lo è davvero; di quella lentezza che s’impara, nostro malgrado, quando si è costretti a riempire ogni istante, fin quasi a farlo traboccare, di quella vita che si ha paura di vedersi scappare tra le mani. E già perché, praticamente dalla nascita, Angelo ha dovuto lottare per diventare l’omone grande e grosso che è adesso; una battaglia, la sua, culminata nel febbraio 2003 col trapianto di rene donatogli dal padre (“per ben due volte la vita mi hai donato” da Padre immacolato).

angeloProbabilmente, sulla scia del “viaggio per fuggir altro viaggio” di Gozzano, Angelo Palatucci ha scoperto nella poesia il tramite per “fuggire” lo spettro di un’esistenza che avrebbe potuto disperdersi. E invece no. Il nostro Angelo ha sfruttato la vena poetica per cristallizzare le emozioni che l’hanno accompagnato nei lunghi pellegrinaggi da ospedale in ospedale prima, e nel corso di una vita piena e completamente riacciuffata, dopo.

Ed ecco che tutto questo guazzabuglio di sentimenti, emozioni, riflessioni viene a confluire nella sua prima raccolta di poesie, Petali di essenza, Ediz. Zona Contemporanea, 2014.

Chi volesse cercare, nell’opera di Angelo, i tonitruanti ruggiti del poeta d’accademia o la metrica obnubilante dei professoroni da liceo, rimarrebbe ciurlato nel manico. E sì perché, sulla scia del sommo Eugenio Montale che, in polemica con i “poeti laureati” invoca “le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla“, Angelo Palatucci vagheggia “campi sterminati di palloni“.

A proposito di palloni, causa una dormita generale della difesa, Angelo riesce a piazzare il suo tiro a giro proprio lì, nel sette.

Lui che caracolla festoso per tutto il campo, e io che mi danno l’anima pensando a quante volte, negli spogliatoi, mi parlerà di quel “goal megagalattico”.

Ma torniamo al campo di palloni. Ebbene, alla domanda di quale fosse il sogno più grande per ognuno di noi, l’adolescente Angelo rispose in questa maniera:<Guagliù, voi non ci crederete ma per me, il sogno più grande di tutti, è quello di svegliarmi in un campo di calcio pieno zeppo di palloni.>

E di una semplicità come quella del campo di palloni che solo il lettore superficiale può confondere con la banalità, è intrisa la raccolta poetica di Angelo.

In poco più di quaranta poesie, si affrontano le tematiche dell’amore, della malattia, dell’amicizia, della natura, della famiglia: un fiore che il buon Palatucci si diverte a lasciare in balia della sensibilità del lettore dopo averne sparpagliato i petali lungo il nostro cammino. E spetterà a noi, novelli Pollicino, seguirne la scia per ritornare alla pienezza di una vita finalmente autentica.

Si badi bene, però: non siamo chiamati a contemplare astruse sovrastrutture che ci innalzano verso un cielo ancora più alto. La visuale da questa altezza, infatti, è parziale e ovvia. I versi delle poesie di Angelo, invece, interessano l’essenza, quel meridiano zero che ci permette, proprio perché figlio di una prospettiva “umile”, di emozionarci ancora di più nel momento in cui osiamo, tanti Ulisse del XXI secolo, oltrepassare le colonne d’Ercole della razionalità. E ci scopriamo, allora, leggendo le sue poesie a sorridere, a sognare e, perché no, a piangere della nostra fragilità.

Mi resta, infine, da ricordare che il progetto “Petali di Essenza” nasce anche e soprattutto per dimostrate solidarietà al giovane Emanuele Scifo (il provento di questa raccolta è andato, per intero, a sostegno del viaggio in America di Emanuele alla ricerca, anche lui e speriamo con lo stesso esito felice di Angelo, di un trapianto, più di un trapianto per la precisione, che gli possano salvare la vita).

La partita è finita. Ha vinto la mia squadra.

<Avrete pure vinto, – si avvicina un invitto Angelo – ma il mio goal…!>.

Amicizia.

Legami intramontabili, eterni./ Legami indissolubili, unici./ Legami incancellabili, infiniti.

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