26 Febbraio 2016 - 18:37

Birra tedesca: trovato diserbante in numerosi brand

birra

In Germania, uno dei principali paesi produttori di birra “di qualità” al mondo, alcune fra le 14 marche sottoposte al test dell’Istituto di Monaco sono state accusate di vendere la bevanda con una quantità considerevole di glifosato, diserbante nocivo per i consumatori.

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L’Istituto per l’ambiente di Monaco ha effettuato delle analisi nei principali centri di produzione industriale di birra, riscontrando che, in molti fra gli stabilimenti più importanti, i livelli del diserbante raggiungevano livelli fra i 0,46 e i 29,74 microgrammi, a volte quasi superiori a 0.1 microgrammi, cifra che corrisponde al limite consentito per l’acqua potabile. Per la birra non è stato ancora fissato un limite preciso, tant’è che l’organismo internazionale Iarc (International Agency for Research on Cancer), ha ribadito la propria classificazione del glifosato come fattore cancerogeno per l’uomo. Monaco, su toni decisamente più morbidi, rassicura: “perché il diserbante provochi danni, occorre che un individuo ingerisca una quantità di bbirrairra pari ai mille litri al giorno”. Opinione diversa rispetto a quella della ricercatrice dell’istituto, Sophia Guttenberger, la quale afferma che la sostanza cancerogena non perderebbe le proprie qualità nocive.

Sul piede di guerra diverse associazioni di lavoratori, fra le quali l’Unione dei coltivatori tedeschi, la quale afferma che l’eccessiva quantità di glifosato possa essere dovuta all’importazione di malto d’orzo proveniente da altri Paesi, quali Gran Bretagna, Francia e Danimarca. La ragione di questa ipotesi risiederebbe nel fatto che, in Germania, l’utilizzo del diserbante sia vietato nel trattamento delle colture. L’Unione dei birrai tedeschi ritiene ingiuste le accuse scientifiche in merito a uno scarso controllo delle materie prime che caratterizzano la filiera produttiva della birra in commercio, affermando che, al contrario, i valori misurati delle sostanze sono sempre stati sotto il livello massimo consentito. Quale sia la verità, è indiscutibile che per la Germania si tratti già del secondo “scandalo” a livello industriale, seguito alla vicenda Wolkswagen.

Ci si domanda, a questo punto, se sia in gioco l’economia, oppure la credibilità tedesca.

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