2 Maggio 2016 - 16:06

Caso Fortuna, omertà e violenza a Caivano

Caso Fortuna – Omertosa indifferenza e silenzi agghiaccianti da parte degli adulti di Caivano. A raccontare tutto agli inquirenti è la piccola testimone, che ora ha 11 anni, ammettendo: “La mamma mi ha detto che era un segreto”

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Caso Fortuna – Orrore e violenza si celano dietro i volti degli abitanti del rione di Caivano, nel napoletano, nel quale è stata ritrovata la piccola Fortuna Loffredo, volata giù a sei anni dall’ottavo piano della palazzina all’isolato 3.

Fortuna LoffredoDopo due lunghi anni di silenzi, agghiaccianti e di grida nascoste tra le pareti domestiche, finalmente è stato distrutto il muro di omertà che abbracciava i residenti della zona. Raimondo Caputo di 44 anni è l’uomo accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo. Compagno della madre di una delle amichette di “Chicca”,  era un violentatore abituale di minori, comprese le figlie avute da questa donna e quella che la sua compagna aveva già. Titò, questo il soprannome dell’uomo che in passato era già stato indicato dagli abitanti della zona come colpevole dell’omicidio, poche settimane dopo la morte di Fortuna.

Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta” queste le parole del procuratore Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna Leoffredo.

Infatti sono state proprio le amiche di Chicca a spezzare il silenzio raccontando la tragedia e mettendo gli investigatori sulla giusta strada con testimonianze e disegni. Da quanto emerso, Fortuna venne uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo tentativo di violenza sessuale. Le informazioni raccapriccianti, raccolte nel corso di un delicato colloquio con un’amichetta di Chicca, lo scorso mese di marzo, si sono rivelate secondo il gip “illuminanti e inoppugnabili“. Decisiva per la ricostruzione dei fatti si è dimostrata l’ultima affermazione: “Raimondo e Chicca sono saliti all’ottavo piano, lui l’ha violentata, lei dava calci, poi l’ha buttata giù“. Omertà assoluta, invece, da parte degli adulti che, nonostante i ripetuti appelli dei magistrati a collaborare alle indagini, sono rimasti in silenzio nascondendo questo atroce segreto.

FortunaDall’inchiesta emerge poi il contesto sociale di Parco Verde, assimilabile a un vero e proprio quadro dell’orrore: oltre a Caputo, nel corso delle indagini sulla morte della piccola Fortuna, gli inquirenti hanno accertato che anche altri quattro minori dello stesso stabile erano stati vittime di violenze, tanto che, tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015, un’altra coppia di inquilini era finita agli arresti per pedofilia.

Senza dimenticare che accanto a quella di Fortuna c’è una storia analoga, quella di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni, figlio della compagna dell’uomo arrestato. Nel 2013 ad Antonio toccò la stessa tragica sorte: il piccolo perse la vita dopo un lancio nel vuoto di circa dieci metri.

Per far luce sui destini stroncati dei bambini coinvolti, la famiglia di Fortuna assieme all’avvocato Angelo Pisani, ha richiesto la riesumazione di Antonio Giglio, poiché si sospetta un collegamento tra le due tragiche morti.

“Siamo solo alla prima pagina di un libro di orrore, violenza, degrado e criminalità mai letto prima ed inimmaginabile anche per il regista più cruento. La giustizia deve arrestare tutti per rendere giustizia a Chicca e tutti gli altri bambini molestati e non curati della zona, come anche al piccolo Antonio, – prosegue Angelo Pisani – morto come Fortuna. Castrazione chimica e nessuna pietà per i crimini sui bambiniNon immaginavo potesse esistere tale inferno dei bambini e che esistessero tanti mostri e nemici dell’infanzia così vicino a dove viviamo noi. Mai come questa volta ho visto e sentito troppa violenza e troppi orrori, purtroppo la sentenza arriverà tra tanti anni. Ma non voglio tacere  e costringerò lo Stato a guardare ed ascoltare”.

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