22 Maggio 2015 - 12:00

Castel dell’Ovo: la leggenda di Napoli

Castel dell'ovo

Castel dell’Ovo: questa settimana, la rubrica A ZONzo, vi porta a spasso tra le mura antiche del castello più antico della superstiziosa città di Napoli

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Castel dell’ovo: la leggenda di Napoli – Sull’orizzonte frastagliato della costa partenopea, emerge nel suo imponente profilo roccioso, il Castel dell’ovo, la fortezza di origine greca il cui aspetto architettonico ha seguito di pari passo i cambiamenti della storia.

Sorta in seno all’ antica fondazione di Napoli, la fortezza rappresentò inizialmente uno stupefacente esempio di villa del I sec. a.C., un luogo magico destinato ad ospitare Lucio Licinio Lucullo, una ricchissima biblioteca e una coltivazione di piante sconosciute per l’epoca, tra cui ciliegi e peschi.

Con il susseguirsi delle epoche, sopravvivendo alle battaglie tra predoni e resistendo all’ingiustizia dello scorrere del tempo, il Castel dell’ovo non ha mantenuto il suo aspetto originario. Già nel V sec., in età tardoromana, incominciava ad assumere l’aspetto di castello fortificato e ospitò l’ultimo degli imperatori romani, Romolo Augusto.

Le sale del Castel dell’ovo, sono in effetti un esempio e una testimonianza, della rottura e dell’improvviso cambiamento che subisce un luogo in seguito all’ingresso di una nuova epoca nella storia. La fortezza, infatti, è stata culla della civiltà greca fino al suo assorbimento da parte dei romani ed è stata il giaciglio dell’ultimo imperatore romano fino all’insediamento, verso la fine del V sec., di monaci basiliani. A testimonianza del fatto che ciò che vediamo quotidianamente sullo sfondo delle nostre città è un ricordo a volte fittizio del passato, la zona del castello adattata alla vita conventuale venne rasa al suolo nel X sec. dai Duchi di Napoli per paura che i Saraceni lo usassero come fortezza.

Le guerre sono state il ritmo narrativo del corso della storia, scandendo i passi del suo progredire, portando con sè caos e distruzione. Sono tanti gli esempi di architetture antiche, distrutte a causa delle lunghe battaglie di cui siamo stati, senza saperlo, i grandi protagonisti. Pochi frammenti testimoniano la vita dei monaci all’interno del castello nei secoli in cui esso è stato la loro casa. 

Castel dell'ovo

Castel dell’Ovo – fonte Wikipedia

Nel 1140 il castello divenne sede di una nuova civiltà, in seguito alla conquista di Napoli da parte di Ruggiero il Normanno. Man mano che la civiltà si fortificava, il castello cresceva e con esso la sua fama di indistruttibilità. Fu proprio in questo periodo che tra i vicoli già superstiziosi di Napoli, incominciò a diffondersi la leggenda del Castel dell’ovo, che il popolo fece risalire addirittura a Virgilio. Secondo la tradizione partenopea infatti, il poeta latino appassionato anche di stregoneria avrebbe nascosto un uovo ( da qui il nome ) all’interno della fortezza, assicurandone l’equilibrio e la durevolezza. Nulla smuove la superstizione napoletana, nemmeno i cataclismi. Nel 1370 la città di Napoli fu colpita da un terremoto che causò gravi danni al Castel dell’ovo, spingendo la regina di quel tempo, Giovanna I, a far diffondere la voce che l’uovo fosse stato spostato e perduto.

Non è solo la guerra che cambia l’aspetto di una costruzione. Quello che noi vediamo oggi, quell’ingente fortezza che sembra, nonostante la maestosità, galleggiare sul brillante mare partenopeo, è frutto sia di continue distruzioni che di ristrutturazioni e rattoppi.

In generale si può dire che il Castel dell’ovo sia stata culla e fortezza della maggior parte delle civiltà che hanno toccato le sponde della città di Napoli, ma possiamo anche affermare con altrettanto certezza che a rendere unico questo luogo è che le sue continue fortificazioni sembrano essere opera del castello stesso, nel suo continuo e disperato tentativo di difendersi dalla barbarie del mondo, prima ancora di difendere l’uomo.

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