13 Febbraio 2016 - 18:40

CEI vs ddl Cirinnà. Invasione di “campo”

La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) sentendo odore di sconfitta sulla questione unioni civili decide di intervenire a gamba tesa sull’argomento. Bagnasco&co cercano di scardinare il principio di laicità dello Stato attraverso i loro “consigli”

[ads1]Nel brano “Bocca di rosa”, di Fabrizio De Andrè, il momento di “svolta” nella celebre vicenda del “paesino”, narrato dal cantautore e poeta genovese, si ha con l’avvento di un personaggio alquanto particolare (“vecchia mai stata moglie senza mai figli, senza più voglie”) che, ponendosi all’apice di una scala morale ed etica di quel posto divenuto ormai “peccaminoso”, decide di proporre(ed imporre) la propria soluzione definitiva (“si prese la briga e di certo il gusto di dare a tutte il consiglio giusto”).

CEI vs ddl Cirinnà. Invasione di "campo"

Monsignor Angelo Bagnasco, Presidente della CEI

La soluzione in questione, che avrebbe portato all’arresto e al confino della donna che aveva sconvolto la cittadina, consisteva, in pratica, nell’imposizione del proprio pensiero e modus operandi, in un nome di una superiorità degli stessi, alla sfera civile.

In maniera non del tutto dissimile, sta proseguendo la discussione (per lo più al di fuori delle aule parlamentari) sul ddl Cirinnà che, visto il probabile lincenziamento (dati gli ampi numeri presenti sia alla Camera che al Senato) e l’ampio appoggio della popolazione, ha subito un duro attacco dalla CEI (Conferenza Episcopale italiana).

L’organo dei vescovi italiani, guidato da Monisgnor Bagnasco,intuendo la possibile “sconfitta” nella battaglia sull’intero ddl Cirinnà (e non solo sulla stepchild adoption, come chiaramente dichiarato durante il Family Day) ha deciso di intervenire con ogni mezzo.

L’arma principale con cui la CEI si è decisa a rendere la vita difficile al provvedimento sulle unioni civili è stata la classica invasione di campo nell’ambito istituzionale.

Da ormai diversi giorni, sia con il suo massimo rappresentante (Bagnasco) che con gli altri vescovi italiani, si è cercato di “suggerire” un modus operandi nelle procedute di voto, richiami alla libertà di coscienza e, chiaramente, consigli sulle tutele dei bambini.

Questi continui, pressanti, moniti da parte della CEI, che ricordano altre “battaglie” portate avanti dai vescovi (fra le più recenti quella sulla feceondazione assistita), hanno creato una situazione più unica che rara nella nostra nazione.

Mentre da un lato, infatti, si cerca di imporre un sistema in cui l’ambito ecclesiastico si senta in dovere di richiedere l’applicazione del proprio modo di agire(e i propri dettami) alla sfera civile, dall’altro si tenta di inasprire il dibattito parlamentare al fine di prolungare di tempi di approvazione (sperando di avere di fronte un pugile stremato che decide di abbandonare il ring per i troppi pugni ricevuti).

A tutto ciò si aggiunge anche l’odiosa voce che, sempre al fine di mettere KO (rimanendo in ambito pugilistico) il ddl Cirinnà, il provvedimento non sia necessario alla nazione (nonostante la stessa CEI sappia dei continui richiami dell’Europa sull’argomento come su quello del reato di tortura che espongono l’Italia a ricorrenti procedure d’infrazione, cioè multe pagate da tutti i cittadini) e che la stessa necessiti di altro in una situazione grave come quella attuale.

Il principio di laicità della Costituzione,  diventato ormai un optional, e la celebre frase di Cavour (“Libera Chiesa in libero Stato”), ripresa poi nei principi della Carta del 1948, sembrano ormai relegate alle stanze di un tempo passato che l’Italia non conoscerà mai più.

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