9 Marzo 2015 - 13:28

Cerere e i puntini luminosi della speranza

Venerdì 6 marzo la sonda spaziale Dawn, dopo un viaggio di circa 7 anni e cinque miliardi di chilometri, è entrata nell’orbita del misterioso Cerere rivelando qualcosa di sorprendente

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Scoperto nel 1801 Cerere fu classificato originariamente come una cometa dall’italiano Giuseppe Piazzi, che nel suo diario confessava il sospetto che la sua osservazione riguardasse in realtà qualcosa di molto più importante.

Gli studi successivi, infatti, rivelarono la vera natura di Cerere: si tratta di un pianeta nano, il primo a essere raggiunto da una sonda spaziale, il più grande oggetto situato nella la fascia di asteroidi tra Marte e Giove.

Nel 2001 la NASA, in via preliminare, approvò il progetto che avrebbe portato nel 2011 la sonda spaziale Dawn nell’orbita dell’asteroide Vesta e tre anni dopo in quella di Cerere.

Scopo della missione è quello di analizzare e migliorare la comprensione dei processi che 5 miliardi di anni fa portarono alla formazione del nostro sistema solare.

Pensiamo che Cerere e Vesta siano dei proto-pianeti che si sono fermati allo stato embrionale. È come se fossero delle capsule del tempo che ci riportano agli inizi della storia del sistema solare

Ha dichiarato Carol Raymond tra i responsabili del progetto Dawn.

E intanto, con il graduale avvicinamento della sonda alla superficie del pianeta, il mistero intorno a Cerere s’infittisce. Una serie di fotografie ha mostrato agli scienziati in modo sempre più dettagliato la composizione del pianeta e ha acceso un grande dibattito sulla natura di alcuni puntini luminosi rivelati all’occhio umano.

Cerere

Puntini luminosi rivelati dalla sonda Dawn sulla superficie di Cerere

Tra le ipotesi più plausibili quella che giustificherebbe i punti luminosi con la presenza di materiale ultrariflettente come il ghiaccio o i sali. Ipotesi accentuata da alcuni pennacchi di vapore acqueo avvistati dall’osservatorio spaziale Herschel.

Secondo alcuni scienziati tali osservazioni potrebbero essere la testimonianza di un oceano sotterraneo situato sotto la superficie di Cerere, dove l’acqua sarebbe mantenuta liquida dal calore generato da elementi radioattivi presenti al suo interno. Inoltre, se così fosse è lecito pensare che il pianeta possa avere un’atmosfera generata dalla sublimazione del ghiaccio per effetto delle radiazioni solari.

E mentre da un lato si ricercano le cause che hanno portato Marte a perdere le sue risorse idriche, dall’altro affidandosi alla sonda spaziale Dawn, si accende la speranza che Cerere possa avere ancora le condizioni adatte per poter ospitare forme di vita.

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