27 Febbraio 2015 - 18:52

Chiamparino nella Scuola di Alta Politica di De Mita

Chiamparino è stato invitato ad intervenire nel convegno/lezione della Scuola di Alti Studi Politici che Ciriaco De Mita ha preteso nell’avellinese, sua roccaforte

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Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, è stato ospite, nella giornata di ieri, del ciclo di lezioni della Scuola di Alti Studi Politici, ovvero un corso di perfezionamento post laurea che l’università napoletana, Suor Orsola Benincasa, su volere di Ciriaco De Mita, ha istituito a Nusco, in provincia di Avellino. L’obiettivo del corso, nell’ambito delle attività della Scuola Europea di Studi Avanzati dell’Ateneo, è di riscoprire la comunità, barricati nel Palazzo Vescovile del piccolo paesino irpino e proponendo dibattiti più o meno interessanti, più o meno di parte e interessati. La riflessione pubblica, aperta a esponenti politici come a studiosi della scena italiana, è volta ad analizzare ragioni e proporre soluzioni alla crisi italiana. Una crisi che si ripercuote anche a livello sociale nei piccoli centri: un altro paragrafo – “capitolo” sarebbe troppo – di un ipocrita paradosso che vede la causa indagare sugli effetti probatori.

Sergio Chiamparino, la cui Amministrazione comunale da sindaco di Torino lo rese particolarmente popolare per l’organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali e di altri servizi resi alla città, come la metropolitana (anche se nel 2004 fu coinvolto nello “scandalo esumazioni“), ha proposto un lineare e chiaro discorso sul vizio di forma di un certa politica imperante.

Ciriaco De Mita, il nuovo che avanza, a confronto con Sergio Chiamparino

Ciriaco De Mita, il nuovo che avanza, a confronto con Sergio Chiamparino

Durante il suo intervento, Chiamparino ha quindi evidenziato come i danni delle pratiche “feudali” nelle politiche dei paesi, soprattutto del sud, sono il riflesso accentuato del mal governo italiano, in evidente disappunto, quindi, con il più anziano collega De Mita. Chiamparino, in una costruttiva critica alle oggettività del caso, ha quindi invitato a riconsiderare le impostazioni gestionali locali, sostenendo la sua più convinta opposizione alle centralizzazioni.

Per riconsiderare radicalmente il senso della politica, i tre elementi chiave, secondo Sergio Chiamparino, sarebbero le specifiche funzioni, la programmazione e la sperimentazione, termine ostracizzato, trasversalmente tra i diversi settori, in Italia: il tutto però senza creare nuove strutture, inutili e per lo più merce di scambio e di coercizione degli ultimi 45 anni. In quest’ottica Chiamparino punta, prima della pretesa di guardare all’Europa, a investire anche sull’imprenditoria straniera, già presente sul territorio e fenomeno in espansione, ma imponendo la cooperazione e la visione d’insieme rispetto al contesto, e quindi creando posti di lavoro in loco e non manodopera esportata.

L’accusa, anche se in termini pacati e di apertura al dialogo e al confronto con la politica locale, è stata palese. E infatti, nonostante il contesto italiano, la Regione Piemonte, che ha sempre rivolto il proprio orizzonte oltralpe, è una garanzia rispetto alle osservazioni di Chiamparino. Ma rimane vana speranza, dato l’uditorio, che le sue parole possano aver illuminato o almeno fatto vacillare il sistema vigente e i suoi fondatori.

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