13 Novembre 2015 - 00:47

Choosing wisely, fare di più non significa fare meglio

Choosing wisely – “Slow medicine”, una vera rivoluzione nel campo della medicina moderna: l’esempio dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica in allergologia

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Quello dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica è un tema di grandissima attualità. E’ ormai chiaro a tutti che, a breve, il Sistema Sanitario Italiano potrebbe non essere più in grado di sostenere le spese economiche necessarie a garantire a tutta la popolazione il più importante diritto della persona, il diritto alla salute.

Choosing Wisely

Choosing wisely, fare di più non significa fare meglio

Le notizie dei continui tagli alla spesa sanitaria risuonano quotidianamente sia in ambito ospedaliero che extraospedaliero; e sono molto discusse in questo periodo le “trovate” del governo per rendere sostenibile la spesa sanitaria. Purtroppo, una di queste soluzioni riguarda l’applicazione di sanzioni ai medici “spreconi”, facili prescrittori di test diagnostici, la cui utilità può essere più o meno provata.

Allora quale potrebbe essere la soluzione? Una risposta viene dalla Slow Medicine.

La Slow Medicine vuole una medicina SOBRIA, RISPETTOSA e GIUSTA. Sobria perché fare di più non significa fare meglio; rispettosa perché consapevole che ogni paziente ha delle esigenze differenti; giusta perché tutti i pazienti hanno diritto a cure appropriate e di alta qualità.

Il primo a sottolineare la responsabilità etica dei medici nei confronti della sostenibilità economica del sistema sanitario fu Howard Brody, direttore dell’Istituto per le Medical Humanities nel 2010. Il pioniere della Slow medicine lanciò la proposta a tutte le società scientifiche nazionali ed internazionali di stilare la lista dei 5 test diagnostici e/o trattamenti ad alto rischio di inappropriatezza.

Sulla scia di questo trend internazionale, anche in Italia è stata fondata l’associazione Slow Medicine, un vero e proprio movimento culturale fondato sui principi dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica. Tale movimento rivoluzionario ha l’obiettivo di educare alla razionalizzazione della spesa economica sanitaria, riducendo gli sprechi.

Uno dei più importanti principi della Slow Medicine è che l’appropriatezza terapeutica non può essere imposta dall’esterno, attraverso l’imposizione di regole e la minaccia di sanzioni; al contrario questo passaggio alla “medicina pensata” deve essere una libera iniziativa del medico attento e consapevole dell’esauribilità delle risorse sanitarie.

La Società Italiana di Allergologia Asma ed Immunologia Clinica è solo una delle tante società scientifiche italiane che credono nei principi della Slow Medicine ed hanno creato una lista di 5 pratiche ad alto rischio di inappropriatezza, che riguardano:

1) gli iper-prescritti test a farmaci e ad alimenti (anche in assenza di una anamnesi suggestiva di reazioni da ipersensibilità);

2) i test per le intolleranze alimentari che, esclusi i test per la celiachia e per l’intolleranza al lattosio, non sono validati scientificamente;

3) i test di screening come il dosaggio delle IgE totali nel sangue;

4) l’abitudine ad effettuare diete di eliminazione anche quando non è dimostrata una relazione causa-effetto tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi

5) la tendenza a porre diagnosi di asma bronchiale senza effettuare le prove di funzionalità respiratoria.

Nel loro piccolo tutti i medici dovrebbero ispirare la propria attività professionale quotidiana ai principi della Slow Medicine; ed è importante che questo messaggio sia portato avanti dalle nuove generazioni di medici, nelle cui mani è il futuro della sanità italiana.

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