16 Luglio 2015 - 17:31

Crisi Grecia, interventi internazionali e nuove elezioni

Grecia

Il nuovo accordo sulla Grecia influenza sia l’assetto internazionale che quello interno. Ancora lontana la luce in fondo al tunnel

[ads1]

Il mese di luglio per la Grecia è stato il più caldo degli ultimi anni; in poche settimane si è passati dal no al referendum sulle nuove misure di austerity proposte dall’eurogruppo fino al nuovo accordo, penalizzante per l’intera nazione, sancito ad inizio settimana.

La penisola dell’Egeo, però, nelle due settimane del mese estivo è diventata uno dei più grandi esperimenti politici in grado di mettere in crisi l’intero assetto europeo ed internazionale.

Nei giorni successivi al nuovo accordo, infatti, il “caos greco” ha messo in moto altri meccanismi e coinvolto altri protagonisti che hanno cercato, se non di risolvere, almeno di cambiare la situazione creatasi.

I primi nuovi protagonisti entrati letteralmente a “gamba tesa” nella questione sono gli Stati Uniti.

Il governo guidato da Obama, subito dopo l’accordo “contra greciam”, è intervenuto sulla questione, soprattutto facendo pressioni sul FMI e, successivamente, sulla BCE (guidata da Mario Draghi). in merito all’alleggerimento del debito greco come condizione per una buona applicazione delle nuovo piano.

greciaGli USA hanno deciso di entrare nella discussione per due precisi motivi: un ulteriore shock economico destabilizzerebbe, ancora di più, l’intera economia mondiale ed un’Europa debole (di stampo “germanocentrico”) e soggetta a continue “crisi politiche” esporrebbe seriamente il vecchio continente al pericolo medio-oriente(anche a seguito dello storico accordo con l’Iran) da un lato e Russia dall’altro.

Di tutta altra pasta è invece il problema interno, in cui il governo Tsipras deve fare i conti con i quaranta dissidenti guidati dal dimissionario ministro delle finanze Varoufakis.

Il nuovo “euro accordo” ratificato dal Parlamento greo ha infatti distrutto l’intero gruppo di Syriza tanto da far parlare di elezioni anticipate il ministro dell’Interno Nikos Voutsis da tenersi in autunno.

Proprio quando si pensava ad un rimpasto che spostasse l’asse governativo al centro, quindi, la nazione si rende ancor più debole dal punto di vista politico creando ulteriore instabilità interna e governi di breve durata incapaci di incidere sulle sorti del Paese.

A tal proposito, inoltre, si inserisce anche il pericolo “estremismo”: in una condizione come quella greca, in cui la sfiducia verso i partiti (Syriza compresa) è ormai un sentimento diffuso, ad avere campo libero sono i nazionalisti di Alba Dorata (situazione molto temuta anche da Obama) che renderebbero il quadro greco (ed internazionale) ancor più indecifrabile.

Il laboratorio greco è ormai in piena attività e la parola fine alla disastrosa situazione creata è ancora, molto, lontana.

[ads2]