2 Ottobre 2015 - 22:35

La maggioranza variabile, il ddl Boschi ed il mega gruppo al Senato

Genere

La terza lettura del ddl Boschi a Palazzo Madama permette di intravedere le nuove mosse politiche della maggioranza di governo. Con l’appoggio del gruppo Ala (guidato dall’ex forzista Verdini) la strategia messa in atto pone le basi per la formazione di un nuovo grande centro senza alcun riferimento storico – politico

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In un’atmosfera quasi surreale, divisa fra insulti, aspri scontri e polemiche fra le parti in causa, il ddl Boschi continua il suo iter a Palazzo Madama per la terza (e penultima) lettura.

Il Senato, rispetto alla Camera dei Deputati, è sempre stato un terreno di scontro per un semplice motivo: i numeri non sempre stabili.

Questa volta, però, dopo la sessione di mercato estiva (che ha generato la formazione di nuovi gruppi e il consolidamento di quelli già presenti) la novità è rappresentata dal consolidamento di una nuova maggioranza parlamentare.

Nonostante le preoccupazioni per i voti segreti e le possibili rotture interne, il gruppo di riferimento del governo Renzi non solo è riuscito nell’intento di mantenere saldo il partito di maggioranza relativa (il Pd) ma è anche riuscito a testare l’affidabilità del gruppo Ala (Alleanza liberalpopolare-autonomie) alla prima occasione disponibile.

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La discussione del ddl Boschi al Senato

Il dato politico, da non sottovalutare sia per le ripercussioni sulla maggioranza che sulla futura attività parlamentare, preannuncia un nuovo grande terremoto sul sistema partitico italiano che riscrive totalmente la geografia politica fino ad ora conosciuta.

Il ddl Boschi, infatti, ha creato le condizioni necessarie affinchè si realizzasse un sistema fondato sulla presenza di un partito guida, a capo dell’azione istituzionale, affiancato da gruppi satelliti (simili a partiti rilevanti, in grado cioè di creare e distruggere coalizioni) capaci di influenzare ed alterare l’andamento delle politiche in discussione.

A questo si affianca anche la strategia adottata dalle varie fazioni che trasforma gli apparati in “partiti elettorali – professionali”, fondati sulla perdita dell’ideologia, supremazia della dirigenza ed allargamento della base elettorale tradizionale.

Tutto ciò si lega unilateralmente alla corsa verso il centro degli schieramenti: nella situazione creatasi al Senato si è assististo al consolidamento di un nuovo grande agglomerato di sigle, caratterizzato dalla presenza di residui di “democristianità”, apparente atteggiamento “politcally correct” e divisione fra giusti e disonesti.

Tale situazione sembra quasi preludere alla formazione di un futuro nuovo centro democratico, in grado di accogliere elementi provenienti da qualsiasi tradizione, in cui il partito di maggioranza relativa funge da mediatore fra le pretese dei gruppi interni e quelle degli alleati di (s)ventura.

In un sol colpo il ddl Boschi è riuscito a cambiare l’Italia storpiando dapprima le sue istituzioni e successivamente ponendo le basi per la formazione di una nuova anomala creatura elettorale.

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