20 Maggio 2017 - 16:11

L’eccezzziunale Abatantuono compie 62 anni, scusate se è poco

L'eccezzziunale Abatantuono compie 62 anni, scusate se è poco

Oggi Diego Abatantuono compie gli anni. Una carriera costellata dal teatro quanto dal cinema, e da caratterizzazioni popolari fuori dal comune, che dagli anni ’80 vengono ancora goliardicamente citate. #AccadeOggi

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Diego Abatantuono è nato il 20 maggio 1955 nel quartiere del Gianbellino, alla periferia sud-ovest di Milano. Gli esordi nel mondo del cabaret gli fanno conoscere Teo Teocoli, Gianfranco Funari e Enzo Jannacci. Nel 1980 entra nel gruppo commediante dei Gatti di Vicolo Miracoli.

L'eccezzziunale Abatantuono compie 62 anni, scusate se è pocoDal cabaret passa all’esordio nel cinema con una particina in Liberi, armati, pericolosi (Romolo Guerrieri, 1976), dove però è doppiato, senza quell’inconfondibile idioma con cui riscuoterà un grande successo di pubblico nelle commedie di Carlo VanzinaI fichissimi (1981), Viuuulentemente…mia (1982) e Eccezzziunale… Veramente (1982) insieme a Massimo Boldi e Teo Teocoli.

All’inizio della sua carriera cinematografica era un caratterista: indimenticabile il ruolo dell’immigrato meridionale che viveva e lavorava al Nord. Nel “colorato mondo meridionalizzato” di Milano la sua goffa e deformante parlata pugliese ha fatto la storia della commedia italiana degli anni ’80.  Il terroncello riccioluto Abatantuono allora imperversa sul grande schermo sullo sfondo del Derby di Milano, trasfigurato dal suo personaggio.

“A come atrocità,

doppia T come terremoto e traggedia,

I come ira di Dio,

L come lago di sancue

e A come “adesso vengo e ti sfascio le corna”!

(Acrostico con cui Attila fa lo spelling del suo nome ad un centurione romano)

Dopo Attila, flagello di Dio (Castellano e Pipolo,1982), la sua carriera percorre rapidamente una parabola discendente, malgrado compaia in televisione in una serie di telefilm. Per qualche tempo si allontana dagli schermi e si dedica al teatro dove ottiene unanimi riconoscimenti con l’interpretazione di Sganarello nel Don Giovanni di Moliere, per la regia di Franco Morini.

L'eccezzziunale Abatantuono compie 62 anni, scusate se è pocoMa il cinema gli riserva presto un nuovo incontro, quello decisivo e prolifico con Gabriele Salvatores. Ma già nel 1986 con Regalo di Natale di Pupi Avati ha la possibilità di affrontare un ruolo diverso, che lo vede in una nuova veste drammatica. Con Pupi Avati lavorerà ancora nello splendido Il testimone dello sposo (1998) e nella più recente commedia La cena per farli conoscere (2007).

Certo la consacrazione avviene proprio con Salvatores e successi quali: Marrakech express(1988), Turné (1990), Mediterraneo (1991) – vincitore nel 1992 dell’Oscar come miglior film straniero – Puerto Escondido, Nirvana (1997), Io non ho paura (2003).

Nel 2001 viene diretto da Ettore Scola in Concorrenza sleale: nella Roma del 1938 Umberto Melchiorri (Abatantuono) e Leone Della Rocca (Sergio Castellitto) sono due commercianti di stoffa che lavorano sulla stessa via. Il primo, originario di Milano, prepara abiti su misura mentre il secondo, un ebreo romano, vende capi confezionati. La rivalità dei due si attenuerà, trasformandosi in stima e nostalgica amicizia con l’attuazione delle leggi razziali in Italia.

Notevole anche la parte in Romanzo criminale (2005) di Michele Placido e l’intensa interpretazione di Paolo in Metronotte (Francesco Calogero, 2000) raffinato giallo, non acuto per il genere ma costruito su atmosfere notturne e melanconici personaggi, accomunati da un forte senso di solitudine e spaesamento.

Queste interpretazioni ne hanno segnato diversamente la carriera cinematografica passata anche per un cult fantozziano: “Per lei il filoncino speciale c’e sempre”, dice sornione Diego Abatantuono ad un’imbarazzata Milena Vukotic, alias Pina, la moglie di Fantozzi contro tutti (1980).

Attore italiano unico per fisionomia e capacità interpretativa viene richiesto spesso da giovani registi italiani come Daniele Luchetti, Carlo Mazzacurati e Cristina Comencini, che dimostrano di saperne valorizzare le potenzialità: questa la forza propulsiva di una carriera di spessore, vissuta umilmente e con ironia.

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