1 Gennaio 2017 - 11:17

Discorso di fine anno, Mattarella non riesce ad unire i cuori degli italiani

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Discorso di fine anno, Mattarella non riesce ad unire i cuori degli italiani. I temi trattati dal Presidente sono quelli che hanno riempito le cronache di questo annus horribilis, ma la sua figura resta ancora evanescente, non solo per le forze politiche

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Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica è un appuntamento fisso del 31 dicembre, specialmente al termine di un annus horribilis come il 2016 che, in quanto a tragedie globali e interne, non si è fatto mancare niente.

Il popolo italiano aveva bisogno di rassicurazioni dal suo Presidente, aveva bisogno di sentirlo vicino, era necessario che la massima autorità dello Stato accarezzasse, figurativamente, le teste del popolo intero, e rassicurasse tutti che si sta lavorando per un futuro migliore. Ma non è andata così.

La legge elettorale

Massima priorità per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a quanto pare, è la legge elettorale. Nel discorso di fine anno, in un momento in cui il popolo italiano vede la politica come l’unico ostacolo al proprio benessere, il Presidente ha invocato nuove regole per il meccanismo elettorale. E chi glielo ha chiesto? Gli italiani? No, i partiti.

Secondo quanto affermato ieri “al momento esiste, per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale. L’esigenza di approvare una nuova legislazione elettorale mi è stata, del resto, sottolineata, durante le consultazioni, da tutti i partiti e i movimenti presenti in Parlamento”.

Laddove il discorso di fine anno dovrebbe unire e rappresentare tutti gli italiani, si è pensato alle beghe dei partiti che lottano per le poltrone, e si è pensato ad accontentare i membri di una classe politica che ha dato vita al quarto governo non scelto con regolari elezioni.

Temi canonici, zero passione

Siamo lontanissimi dai tempi della mano sbattuta sulla scrivania di Pertini, o del tono di voce perentorio e sicuro di Ciampi. Con Mattarella ci si è trovati davanti ad un anziano che leggeva il gobbo, senza spessore e con la stessa passione di un tappeto steso, che aspetta che il sole lo asciughi.

Il discorso di fine anno è stata una ricca insalata di banalità, con i temi caldi che hanno funestato le cronache di questo terribile 2016, e che chiunque avesse avuto l’idea di fare un riassunto dell’anno appena trascorso avrebbe saputo scrivere.

Secondo Mattarella deve esserci un nuovo sviluppo della coscienza civica e dell’etica dei doveri. Ma questo vale solo per noi o anche per “loro”? Se, come ripetuto ieri sera, il problema del nostro Paese è il lavoro, perchè invece di una legge assegna – poltrone non si da priorità ad una legge che dia lavoro anche agli over 30, gli invisibili della nostra società? Lo sa il Presidente che nel nostro Paese ormai si va avanti come nella serie A? Come un calciatore, infatti, i giovani che arrivano a 30 anni, sono già a fine carriera, e nessuno li vuole più.

Terrorismo

Altro tema caldo, ovviamente, il terrorismo. Secondo le parole di Mattarella “l’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, e la questione merita oggi tutti gli sforzi e misure di sicurezza per impedire che si radichino nel Paese presenze minacciose o predicatori di morte”. Parole appropriate, considerando che l’attentatore di Berlino era arrivato nel nostro Paese proprio da immigrato e che, dopo la strage, scorrazzava liberamente per l’Europa.

Chi alle 20:30 di ieri sera ha preferito Edicola Fiore al discorso di fine anno, credete, ha fatto bene.

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