27 Gennaio 2016 - 14:50

Dismorfofobia italiana, Rouhani e i nudi coperti

tweet ilgiornale dismorfofobia italiana

Per la visita del Presidente iraniano sono stati occultati i nudi di meravigliosi oggetti d’arte contenuti nei Musei capitolini. Il web impazza con la sua ironia, ma questa dismorfofobia italiana in ambito culturale e nel riconoscimento del sé identitario è molto grave

[ads1]Neanche fosse un film d’avanguardia, apprezzato solo da una nicchia intellettualoide e che può essere interpretato come qualcosa di cui vergognarsi.

Quando si copre così il punto più alto della propria cultura e la più fine espressione artistica della propria storia, la fine non è vicina perché si è arrivati molto oltre il punto di non ritorno.

Parliamo qui di dismorfofobia italiana per esprimere il senso di vergogna che l’italico aperto e ospitale ha dimostrato verso se stesso: novello Adam si scopre nudo davanti a qualche novella divinità e copre ciò che la natura gli ha donato non perché se ne vergogni, ma perché sia cantico di Gloria, come l’adolescente che odia il suo corpo e magari non grasso lo vede grasso o non brutto lo vede brutto: in questo caso però non ci sarà un’età maggiore in cui trovare nuovo equilibrio psicodinamico, qui si è già incancreniti nella cecità ignorante e, per questo, ideologena.

Quando un atteggiamento di simile preoccupazione verso qualcosa di sé diventa particolarmente pressante e si manifesta nei comportamenti, per le persone si parla di Dismorfofobia.

Sintentizzando, è la mancata accettazione di ciò che si è e soprattutto in riferimento a particolari trascurabili se non inesistenti.

Nel nostro caso, dimostrando eccessiva premura a nascondere parte della nostra identità considerandola offensiva, lesiva all’altrui sensibilità, possiamo sintenticamente parlare di dismorfofobia italiana riferendoci a una forma di dismorfofobia culturale tipica del nostro modo di intenderci aperti e accoglienti.

Guardando queste immagini, in quella scatola ci vedo rinchiusa la mia storia, la mia identità, l’essenza di ciò che sono e, francamente, non vedo perché dovrei vergognarmi di qualcosa che è ammirabile di per sé ed è ammirato da chiunque con un minimo gusto critico.

La persona che dovrebbe ritenersi più offesa tra tutte è proprio Rouhani, il quale – con una scelta del genere – è stato giudicato incapace di tolleranza e di cultura.

Addirittura, ha dovuto commentare la vicenda:  degradandola a “questione giornalistica” – possiamo specificare che questa semplice questione ha avuto eco nella stampa mondiale, per fortuna – e poi ha dovuto specificare che “Non ci sono stati contatti a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo”.

Eppure il presidente iraniano ha dimostrato più ampia apertura mentale di chi ha soffocato quelle statue, domandando preghiere per sé al Pontefice Cattolico.

Ma tornando alla cultura, possiamo dire che questa manifestazione di dismorfofobia italiana è molto grave.

Abbiamo mutilato la nostra cultura con un gesto di una potenza inimmaginabile in questo periodo storico: abbiamo giudicato oggettivamente offensiva un’espressione altissima della nostra arte, stando a ciò che comunica il nostro comportamento.

Ma c’è di più: tale dismorfofobia italiana non è seconda a quanti, terroristicamente, distruggono opere d’arte di millenaria tradizione e di pregio universalmente riconosciuto.

dismorfofobia italiana

Tweet di Enrica Toninelli: “Quello che #Rohani non poteva vedere.. “

C’è molto di più.

Il nudo nell’arte è l’eccellenza del bello perché, finché non ce lo siamo dimenticato, l’essere umano è compimento della bellezza e del creato.

E, mi sia concesso, non c’è sinfonia sublime più del nudo femminile.

Nascondendo tali capolavori, abbiamo saputo offendere anche tanti sacrifici di tante donne che hanno combattuto per la loro dignità e la parità tra i sessi perchè abbiamo giudicato quei loro corpi offensivi, peggiorando quella già pessima concezione maschilista della donna quale bell’oggetto con una scelta che dice donna quale oggetto offensivo: con questo dismorfofobia italiana abbiamo persino avallato come accettabile, lecito, ragionevole una forma di dismorfofobia per la nudità femminile.

Abbiamo dimostrato che siamo in un pessimo periodo storico, abbiamo piegato all’ideologia la cultura, prendendo a calci secoli di martiri della scienza e della verità che hanno combattuto perché scienza e cultura fossero liberi dal pregiudizio, dalla superstizione, dall’odio, dalla religione, dalla politica.

In un colpo solo abbiamo saputo rievocare i tempi peggiori del nostro occidente: quella parte di Medioevo oscurantista di cui ci laviamo la bocca spesso a sproposito, quel tristissimo periodo nazista in cui Hitler sceglieva quali fossero i canoni dell’arte degna di essere tale…

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