15 Maggio 2017 - 18:00

Donald Trump e l’Antiquites Act, scontro sui 27 Monumenti Nazionali

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Donald Trump si scontra con l’Antiquites Act, ma forse i ventisette Monumenti Nazionali presi di mira dal Presidente sono salvi

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A partire dalla sua campagna elettorale, fino alla sua elezione, Donald Trump ha mostrato di essere una figura molto diversa dai Presidenti che lo hanno preceduto. Una una serie di controversi decreti presidenziali ha contraddistinto questi primi cento giorni della sua presidenza, ma l’ultimo in ordine di tempo ha lasciato davvero tutti sgomenti. In questo decreto, infatti, il Presidente ha messo nero su bianco il suo intento di azzerare, ridurre di estensione o rimodellare per topografia, una lista di National Monuments che scorre dallo Utah alle Hawaii, dal Maine alle Isole Marianne.

Sarebbe la prima volta che un Presidente americano cerca di utilizzare in negativo la possibilità di istituire nuove aree protette. Eventualità, tra l’altro, non contemplata dall’Antiquites Act, per il quale l’unico ad informarsi fu Franklin Delano Roosevelt, ricevendo però una risposta negativa. Vi è, dunque, una concreta possibilità che questa modifica non possa essere apportata, soprattutto considerando le caratteristiche e le tipologie di siti presi di mira da Donald Trump.

I siti a rischio

Si tratta di ben ventisette siti a rischio (22 di terra, 5 oceanici), tutti di rilevante estensione territoriale , ma non solo: le scelte di Trump sembrano ben poco casuali, anzi risultano quasi un attacco alla componente democratica del Paese. Si può notare come tali Monumenti Nazionali siano tutti di genesi recente (tra il 1996 e il 2016) e come siano collegabili a figure come Bill Clinton e Barack Obama, proprio i predecessori democratici che hanno riservato un’attenzione particolare alla tutela del territorio nazionale e del clima.

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