20 Ottobre 2015 - 11:35

Erri De Luca assolto, ma “La mia parola contraria sussiste”

Assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Si conclude così il processo che ha coinvolto lo scrittore Erri De Luca, condannato a 8 mesi con l’accusa di istigazione a delinquere

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Si è concluso con un’assoluzione il processo iniziato al tribunale di Torino nel gennaio scorso che ha visto coinvolto Erri De Luca, accusato di istigazione a delinquere per aver esortato il sabotaggio della Tav in Val di Susa in due interviste rilasciate nel 2013 in cui si era opposto al fianco dei cittadini al progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

erri de luca“Oggi torno a essere un cittadino qualunque. È stata impedita un’ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo. Ma continuerò a usare il vocabolario per esprimere le mie convinzioni”, queste le prime dichiarazioni dello scrittore napoletano dopo la sentenza di assoluzione.

“Il fatto non sussiste”, questa invece la conclusione di un processo che forse non avrebbe avuto ragione di essere avviato, come dimostrato dalle tante campagne di solidarietà a sostegno di Erri De Luca, che ha anche pubblicato un piccolo volumetto dal titolo “La parola contraria”, per spiegare i motivi della sua innocenza.

Prima della sentenza lo scrittore ha letto alcune righe per ribadire la sua posizione:

Sarei pre­sente in quest’aula anche se non fossi io lo scrit­tore incri­mi­nato per istigazione.

Aldilà del mio tra­scu­ra­bile caso per­so­nale, con­si­dero l’imputazione con­te­stata un espe­ri­mento, il ten­ta­tivo di met­tere a tacere le parole con­tra­rie. Per­ciò con­si­dero quest’aula un avam­po­sto affac­ciato sul pre­sente imme­diato del nostro paese.

Svolgo l’attività di scrit­tore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.

Sono incri­mi­nato per un arti­colo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della sto­ria d’Italia. Con­si­dero quell’articolo supe­rato dalla suc­ces­siva ste­sura della Costi­tu­zione della Repub­blica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e pre­va­lente o se il capo di accusa avrà potere di sospen­dere e inva­li­dare l’articolo 21 della Costituzione.

Ho impe­dito ai miei difen­sori di pre­sen­tare istanza di inco­sti­tu­zio­na­lità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fer­mato que­sto pro­cesso, tra­sfe­rito gli atti nelle stanze di una Corte Costi­tu­zio­nale sovrac­ca­rica di lavoro, che si sarebbe pro­nun­ciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe sca­val­cato quest’aula e que­sto tempo pre­zioso. 
Ciò che è costi­tu­zio­nale credo che si decida e si difenda in posti pub­blici come que­sto, come anche in un com­mis­sa­riato, in un’aula sco­la­stica, in una pri­gione, in un ospe­dale, su un posto di lavoro, alle fron­tiere attra­ver­sate dai richie­denti asilo.

Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società. Inap­pli­ca­bile al mio caso le atte­nuanti gene­ri­che, se quello che ho detto è reato, l’ho ripe­tuto e con­ti­nuerò a ripeterlo. Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile per­ché pro­nun­ciato e pra­ti­cato da valo­rose figure come Gan­dhi e Man­dela, con enormi risul­tati politici.Demo­cra­tico per­ché appar­tiene fin dall’origine al movi­mento ope­raio e alle sue lotte. Per esem­pio uno scio­pero sabota  la produzione.

Difendo l’uso legit­timo del verbo sabo­tare nel suo signi­fi­cato più effi­cace e ampio.

Con­cludo con­fer­mando la mia con­vin­zione che la linea di sedi­cente alta velo­cità in Val di Susa va osta­co­lata, impe­dita, intral­ciata, dun­que sabo­tata per la legit­tima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comu­nità minacciata.

La mia parola con­tra­ria sus­si­ste e aspetto di sapere se costi­tui­sce reato.

Libertà di espressione che si scontra contro un presunto reato a mezzo stampa, che secondo il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli avrebbe causato degli episodi di terrorismo degli esponenti No Tav riconducibili alle dichiarazioni di De Luca. Il pm aveva chiesto una condanna di otto mesi di reclusione. Ma per il giudice Immacolata Iadeluca il “fatto non sussiste”.

Tutto era cominciato il 1° settembre 2013, quando Erri De Luca aveva risposto alle domande di una giornalista dell’Huffington Post sul rischio terrorismo in Val di Susa, in seguito all’arresto di due militanti sulla cui auto erano state trovate bottiglie di plastica con la benzina, tubi in plastica, cesoie e altro.

“La Valle di Susa resta una questione che mi riguarda. Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto, in Italia e in Francia. La sentenza ribadisce il valore dell’articolo 21 della Costituzione. Ho letto sui giornali della telefonata di Hollande a Renzi, ma non credo che abbia influito sulla sentenza”, ha concluso De Luca, finalmente libero dal peso di una condanna ingiusta.  

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