17 Dicembre 2015 - 11:00

Fargo, serie tratta da una storia vera, finta

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Speciale Fargo – La serie. Narrazione, semiotica e montaggio di un “piccolo” capolavoro

[ads1] Fargo ha fatto parlare tanto di sé, seppur definita “mini”, la serie prodotta dai Fratelli Coen, si è fatta valere, con un successo tutto meritato, collezionando per la prima stagione tre premi Emmy, due Golden Globe e due premi Critics’ Choice Television Award.

            Qualcuno sostiene, a ragione, che Fargo non è unica nel suo genere, ma noi vogliamo spiegarvi perché pensiamo debba essere vista.

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Fargo – Lester Nygaard e Lorne Malvo

            Fargo è un crogiuolo di figure retoriche e per parlare della serie non possiamo limitarci a trattare esclusivamente la narrazione, ma abbiamo bisogno anche di capire i segni presenti al suo interno. Innanzi tutto Fargo rappresenta al tempo stesso il bene e il male. Il primo, incarnato in personaggi quali Molly Solverson, Gus Grimly, Vern Thurman. Il secondo, è rappresentato da Lorne Malvo, Lester Nygaard, Sam Hess.

            Cospicua è la presenza di dialoghi con riferimenti biblici, in particolare nel capitolo dedicato al personaggio di Stavros Milos il quale crede di essere in debito con il proprio dio. Inoltre va menzionata, sia a livello di regia, che di dialoghi, una alternanza di momenti altamente drammatici a momenti tragicomici e paradossali.

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Fargo – Il vice Solverson e il capo

            Fargo – La Serie si ispira a Fargo – Il Film, per le ambientazioni e per alcune caratteristiche dei personaggi. Si pensi alla Solverson e alla moglie di Thurman, entrambe incinte ed entrambe preoccupate di vivere in un mondo tanto aggressivo. Tematiche queste, presenti anche nel film. Guardando la serie, a mio avviso, ho notato similitudini con altri film dei Coen e con serie televisive di altri autori. L’efferata violenza, quasi gratuita direi, mi ha fatto balzare alla mente Non È Un Paese Per Vecchi. In Malvo, inoltre, non si può non notare il senso di inquietudine che rasenta la pazzia proprio di un altro cattivo, Anton Chigurh.

            In Lester Nygaard avviene una trasformazione, un cambio di personalità consentito in primo luogo da una ottima psicologia del personaggio e, in secondo luogo, da una eccellente interpretazione da parte di Martin Freeman. Dunque, Lester cambia, come ha fatto il Walter White di Breaking Bad o, se i lettori me lo consentono, come Genny Savastano in Gomorra. Addirittura alcune sequenze di Fargo sembrano omaggiare il professore esperto di metanfetamine.

            Ci sono almeno quattro elementi legati al personaggio di Lester Nygaard: il primo, il poster in cantina “What If You’re Right and They’re Wrong?”, nel quale è rappresentato un pesce rosso che nuota nel senso contrario dei pesci gialli; Il poster ci porta velocemente al secondo elemento, il giubbotto arancione con il quale Lester infrange tutte le regole. Il risultato è che il protagonista diviene un elemento di disturbo che non si armonizza con i colori freddi delle ambientazioni, rendendolo un outsider. Tre, la ferita al naso, Lester se la procura all’inizio della serie quando raggiunge l’apice del fallimento. Il naso tornerà a rompersi, negli ultimi episodi, segnando, in modo definitivo, la sconfitta del personaggio. Quattro, la ferita alla mano, essa rappresenta la vera e propria transizione di uno stato psicologico a un altro. Non appena Lester riceve le cure mediche in ospedale e la ferita guarisce, il protagonista completa la trasformazione diventando così un uomo diverso da quello precedente.

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Fargo – Lester e Malvo si incontrano per la prima volta

            Nella serie Fargo ritorna anche la formula della storia romanzata: “This is a true story/the event depicted took place in Minnesota in 2006…”. Sappiamo che la storia è inventata, come per il film, gli sceneggiatori avranno preso ispirazione da più fatti di cronaca accaduti nella realtà.

            La narrazione presenta piani narrativi diversi, in alcune occasioni si torna indietro nel tempo per chiarire parti della storia: Lester che compra il fucile; Malvo che tenta di uccidere l’uomo trovato nudo nella neve.

            La regia è di altissimo livello, le inquadrature sono perfette, la fotografia eccellente. Il tocco che aggiunge plus valore alla regia è dato dai lievi movimenti di macchina che seguono i personaggi: si pensi al piano sequenza della strage di Fargo a opera di Malvo. Il montaggio non è molto veloce, ma ben si addice alla storia; veicola la riflessione. Il numero degli episodi è più che sufficiente e la pezzatura adeguata alla narrazione. In conclusione, più che 10 puntate io le considererei 10 mini-film. [ads2]