23 Marzo 2016 - 21:00

Frank Underwood, in attesa del finale

House of Cards 4 vede il ritorno di Frank Underwood sempre più quotato nella sua vendetta personale. Dopo 24 dell’agente Jack Bauer, impresso dal volto di Kiefer Sutherland, un politico democratico, amorale e assassino, che ha la faccia convincente di Kevin Spacey, tiene incollato il pubblico sulle sorti della Stanza Ovale e degli americani

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Il fatto che Frank Underwood sia un democratico sconvolge lo stereotipo perbenista americano: il cattivo qui non ha le vesti repubblicane di Bush, Trump o del più rigido Ted Cruz. Nessuna nuova a riguardo. Avevamo già assistito impotenti alla sua alterata natura politica, rivelatasi in un’insuperata scena cult: sconfinata la quarta parete, l’agguerrito Frank Underwood batte violentemente il pugno sulla scrivania guardando fisso in camera, guardando ai suoi elettori.

Frank Underwood, in attesa del finaleOrmai siamo consci del fatto che in Frank Underwood l’evoluzione politica è inversamente proporzionale a quella morale, che lo vede intento in azioni che ormai non rappresentano più dei colpi di scena. Un Presidente incapace di perdere, con alle spalle un paio di cadaveri, diverse carriere stroncate e una moglie altrettanto spietata.

L’abbandono del tetto coniugale da parte di Claire Underwood avrebbe significato l’inizio di una lotta all’ultimo sangue per ottenere il potere e  il declino dell’altro: un Kramer contro Kramer a sfondo politico.

Ed è questa la grande delusione di House of Cards 4: il finale impetuoso della terza stagione aveva lasciato presagire la rottura definitiva, mentre ad ora è un aspetto che sembra quasi passare in sordina, nonostante i piani di rivalsa e soggiogamento della first lady.

Molti insinuano uno sconvolgente finale, prefigurandosi un revival della breve serie inglese a cui il telefilm si ispira: la morte di Frank Underwood sarebbe la sublimazione tipicamente americana sulla vicenda di un politico senza scrupoli, poco interessato alle sorti della Nazione e privo di ideali liberali. È l’happy ending in cui spera la fetta di pubblico, sempre più esigua, che fa il tifo per gli eroi senza macchia e le facce pulite. Sarebbe quindi la scelta semplicistica dei produttori per far dormire dimentichi e sereni gli elettori.

Ma per fortuna la sceneggiatura, nonostante l’annunciato abbandono di Beau Willimon, non dà prova di essere così scontata: se Frank Underwood morisse in un attentato, come si spiegherebbe la già confermata quinta stagione?

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