24 Novembre 2015 - 03:37

G8 di Genova: la Corte dei Conti condanna 16 agenti

Sono passati più di 14 anni dal G8 di Genova ma l’afa di quel luglio 2001 continua ad appesantire l’aria ancora oggi

[ads1] G8 di Genova – La notte incriminata  è quella del 21 luglio: il G8 è in pieno svolgimento, la scuola Diaz è occupata; davanti all’edificio si trova il giornalista inglese Mark William Covell, che viene brutalmente aggredito da diversi agenti di polizia; riporta gravissime lesioni e come se non bastasse viene anche arrestato. Scagionato subito dopo, vista l’infondatezza delle accuse a lui rivolte, Covell sporge denuncia, ma essa non può essere accolta in quanto risulta impossibile identificare gli agenti autori del pestaggio.

g8 poliziaInizia così l’iter giudiziario: il Viminale concede un risarcimento al giornalista di 350 mila euro (10 mila per danni morali, 340 mila per danni fisici) poi, mercoledì, i giudici della Corte dei Conti della Liguria abbassano la cifra del risarcimento totale a 110 mila euro, così distribuiti:

40 mila euro da pagare per l’allora comandante del VII nucleo antisommossa Michelangelo Fournier e  60 mila per l’allora comandante del primo reparto mobile di Roma Vicenzo Canterini.

Gli altri agenti immischiati nel pestaggio (Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Nando Dominici, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Davide Di Novi, Renzo Cerchi, Massimiliano Di Bernardini, Massimo Nucera e Maurizio Panzieri) sborseranno i 10 mila euro in solido.

La sentenza della Corte ligure ha descritto così l’accaduto: “La prima fila lo colpisce selvaggiamente con i manganelli, viene circondato, dice di essere un rappresentante della stampa, un poliziotto agitando il manganello gli dice che è un blackblock e che loro ammazzeranno i blackblock. Viene colpito ripetutamente in tutte le parti del corpo, caricato da quattro poliziotti con gli scudi e spinto verso il muro di cinta della scuola Diaz. Viene ancora colpito con i manganelli sulle ginocchia e crolla a terra. Un poliziotto si stacca dalla fila del lato sud della strada e lo colpisce alla spina dorsale, poi con un secondo calcio lo alza in aria e lo butta sulla strada, altri poliziotti si uniscono a picchiare e gli procurano la frattura di otto costole e della mano. Viene preso e trascinato nel punto in cui si trovava all’inizio del pestaggio da un poliziotto che gli controlla le pulsazioni e cerca di evitare che venga ancora colpito; riesce a vedere un automezzo della polizia che sfonda il cancello della Scuola; infine arriva un altro poliziotto da sud e colpisce nuovamente sui denti il Covell con dei calci; poi dopo un ulteriore colpo sulla testa la vittima sviene e quando si riprende si ritrova in ospedale…”

Questa sentenza, unita a quella dell’aprile scorso, nella quale la Corte di Strasburgo condannava l’Italia perché “alla scuola Diaz gli agenti di polizia si resero autori di reati di tortura, e non furono mai puniti per tali atti“, non mette la parola fine a una delle pagine più cupe della storia dell’Italia contemporanea: quella dei giorni sanguinosi del G8 di Genova, dove i corpi di polizia si resero autori, appunto, di vere e proprio torture verso studenti, manifestanti e giornalisti.

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