17 Aprile 2016 - 07:51

Odore di Mandorle Amare e Voli su aerei di Carta Stagnola

gabriel garcia marquez Franco Azzinari

Gabriel García Márquez, il cronista del realismo magico latinoamericano

[ads1]Lo stile di Gabriel García Márquez è inconfondibile, quasi irrisorio, così sfacciatamente chiaro senza essere scontato. Marquez ha l’inaudito talento di sacrificare la parola creando vere e proprie immagini di ciò che descrive: leggere Gabriel García Márquez è vedere immagini, sentire profumi, sentire ciò che si muove nei personaggi; è vedere la Vita che si mescola al fantastico – e che per questo sembra più verosimile – nel divenire di un intreccio di situazioni, esistenze e realtà che come un cielo coprono un’intera formazione sociale e come lente di ingrandimento porta in naturale risalto l’aspetto che l’autore, di volta in volta, dimostra quasi in maniera scientifica con gusto squisitamente narrativo.

Dimostra senza problemi, in L’amore ai tempi del colera, il cangiante senso dell’Amore e come questo possa essere vissuto in maniere differenti da vari individui; un amore estremamente umano e soggettivo, diverso in ogni persona che lo vive, che alle volte diventa persino contrario a sé stesso e si contorce arrivando a confutare il sentimento tramite l’atteggiamento.

Come nella quotidianità di molti, d’altronde.

L’amore diventa un sintomo del Colera e come tale doloroso e incredibile, forse incurabile, più aspro quanto più radicato o appena accennato, come una forma di incapacità al sentire,  prima ancora che ad Amare. Così capita che Fermina Daza ama di riflesso, incapace ad amare persino i propri figli, incapace a scegliere sinceramente.

Gabriel García Márquez "LA MULATA CARTAGENERA" DI ENRIQUE GRAU

Enrique Grau Araújo, La Mulata Cartagenera.

L’amore non è un valore assoluto né è un ideale costante nell’umano, insomma, nulla è relativo ma tutto è assunto come tale: ciò porta a considerazioni di comodo (l’amore è inevitabilmente scomodo, sconveniente ed irrazionale e lo è anche in questo caso) che qui vengono assolutizzate come espressione della Potenza e del Valore di figure quasi (anti)eroiche, che sfidano le intemperie e investono l’arco di una intera vita per un Amore Assoluto ma non assolutizzante, che lascia inaspettato spazio ad altre relazioni, ad altri amori, forse (o certamente?) più significativi dell’ideale cristallizzato in una sorta di Valore impolverato.

Gabriel Garçia Marquez non è un artista, è un mago, anzi, meglio: un illusionista, quasi fosse della stessa pasta del suo Melquiades.
Qui il riferimento a Cent’anni di Solitudine, la storia di sette generazioni di una famiglia il cui travaglio ricorda la formula dell’Odissea; e già in effetti il richiamo alla maledizione si fa presente nel numero di generazioni di cui gli episodi narrati.

Un’aria rarefatta e a volte arida, quasi esoterica, pervade i paesaggi del racconto e spesso pare muovere alcuni di essi come pedine; piccole pennellate riportano con forza una contrapposizione tra l’equilibrio spirituale e il culto, spesso il secondo associato all’insania mentale mentre il primo ad una forma di purezza propria dello Stato di Natura e la relativa inconsapevole ingenuità.

Gauguin, Aha oe feii

Gauguin, Aha oe feii?

Sul piano della fascinazione vince Cronaca di una morte annunciata, il più schietto esempio di quanto il destino possa rendersi imperscrutabile agli occhi di chi dovrà viverlo, dimostrandosi tuttavia palese ed ovvio al resto del mondo: qui è dimostrato come può la vita di un uomo covarne la morte, è dimostrata la frattura che in concreto esiste tra ognuno di noi e la società, salto riempito dall’onnipotenza di un determinismo fatale.

Un autore da leggere, almeno per i romanzi citati (qui una vetrina delle sue opere).

Se ancora non sono stato convincente, chiudo con una nota biografica dell’autore: Gabriel García Márquez, nel 1982, è stato cinto dell’alloro del Nobel per la letteraturaper i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente“.

Se, a questo punto, non ogni dubbio è fugato, avremo ancora occasione di parlarne.[ads2]