17 Luglio 2017 - 17:11

George Romero il regista che inventò gli zombie e ne fece metafora della società

George Romero

Si è spento all’età di 77 anni il regista George Romero che con il film cult La notte dei morti viventi ha gettato le basi di un nuovo concetto di horror. Un cancro ai polmoni lo ha strappato alla vita, gettando nel lutto il mondo del cinema che ha perso il papà degli zombie

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George Romero non ce l’ha fatta. È morto nel sonno, circondato dall’affetto della moglie Suzanne Desrocher Romero e della figlia Tina Romero. L’inventore degli zombie da pellicola, il regista senza paura, nulla ha potuto contro una fulminea battaglia impari condotta contro un aggressivo cancro ai polmoni.

Gli esordi e il successo

George Romero era nato il 4 febbraio del 1940 in una New York florida e fervente di idee. La grande mela divenne ben presto per il regista una perfetta fucina di sperimentazione visiva e visionaria. Risalgono infatti ai suoi 8 anni filmini amatoriali girati con una 8 mm e a soli 14 il suo primissimo cortometraggio fantascientifico dal titolo L’uomo della meteora (1953).

L’ossessione maniacale di riprodurre la realtà gli provocò non poche beghe con la polizia che, in occasione delle riprese del corto, dovette mettergli le manette per aver lanciato un manichino in fiamme direttamente dal tetto di un palazzo. Questa sua vena un po’ folle gli consentì presto di affermarsi come regista e attore di punta dei migliori teatri di Pittsburg. La recitazione, insieme con la televisione permise a Romero di mettere qualche spicciolo da parte, che utilizzò per fondare la “Talent Image”, società di produzione e distribuzione.

È il 1968 l’anno di Romero, è sua l’intuizione di mettere in piedi un soggetto innovativo e allo stesso tempo inquietante, come quello degli zombie. Figure macabre mutuate direttamente dalle categorie più reiette della società. La notte dei morti viventi convinse Stati Uniti ed Europa, aggiudicandosi un incasso mondiale pari a 30 milioni di dollari.

I morti viventi di George Romero conquistarono pubblico e critica, che si divertì a vedere ben oltre l’aspetto spaventoso dei suoi mostri parassitari. Gli zombie del regista divennero, infatti, la metafora più brillante e più scabrosa della storia di quegli anni, ponendosi come proiezione diretta delle vittime psicologiche prodotte dalla guerra del Vietnam.

La matrice politoco-sociale venne ripresa da Romero nel 1978, a dieci anni dalla sua consacrazione come regista, con Zombi. Con il sequel Creepshow (1982) e Il giorno degli zombi (1985) George Romero andava a completare una trilogia nata con lo scopo di suggerire l’effetto dell’invasione esponenziale attraverso il tempo e lo spazio: la notte (Night of the Living Dead), l’alba (Dawn of the Dead) e il giorno (Day of the Dead).

George Romero: tra stile e metafore

Gli zombie di George Romero divennero quasi per caso manifesto reattivo agli abusi del consumismo e ai soprusi disseminati in Vietnam. Il regista reagì con ironia all’analisi concettuale che era stata riservata al suo film d’esordio, dichiarando di voler fare null’altro che raccontare una storia, una storia che fosse il più spaventosa possibile. Non ci impiegò molto la critica cinematografica a leggere ne Il giorno degli zombi un parallelismo tra scienza e tecnologia bellica, mentre in La terra dei morti viventi (2005) la violenta e surreale lotta di classe.

Il mondo del cinema perde un uomo dalla mente dinamica e dalle strategie comunicative moderne, un bambino intelligente e curioso che con la sua macchina da presa voleva scoprire i vicoli di New York, ritrovandosi in un universo mediale infinito. Addio a George Romero, l’autore che si ritrovò ad essere quasi per caso un narratore socialmente utile, un regista dall’invettiva delirante che ha fabbricato una nuova ed affascinante declinazione del genere horror.

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