22 Novembre 2016 - 11:50

Il Giubileo fallimentare della “solita” Chiesa Cattolica

Il Giubileo si chiude con la richiesta, da parte di Papa Bergoglio, di concedere l’assoluzione di chi abortisce, previo pentimento. La decisione, però, rimarca, ancora una volta, la distorta visione della donna all’interno della Chiesa Cattolica

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La dottrina Cattolica, sin dalle origini, si è caratterizzata per il tratto “puramente” maschilista e patriarcale da rendere le donne uno dei problemi principali dell’intero “dogma romano”.

A partire da Eva e continuando con la concezione del “sesso debole” durante il periodo dell’inquisizione, si è andata a creare una “figura femminile” che, nonostante la visione del Cristo del Nuovo Testamento, si concepisce ancora come “tentatrice” e portatrice di diversi mali.

Giubileo

Giubileo

Il Giubileo appena concluso, fallimentare sotto diversi punti di vista (nei mesi scorsi si è, addirittura, tentato il “tutto e per tutto” con la salma di Padre Pio, con trasferta pagata dalla regione Puglia, per rianimare un disastro annunciato), ha riportato in “auge” la tematica femminile e, in continuità con il pensiero “classico”, si è avuta la conferma di cosa realmente è la donna nella Chiesa di Roma.

La possibilità concessa dal Papa a tutti i sacerdoti di “assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”, previo “pentimento di cuore”, ha esternato il vero pensiero “clericale” che, di per sè, eguaglia il “solito” pensiero cattolico.

In questa specifica situazione, infatti, il Giubileo ha evidenziato quanto la donna sia ancora ritenuta il male della nostra società e, allo stesso tempo, quanto la “cura” proposta, nonostante una “parvenza” di apertura da parte della Curia, sia, sostanzialmente, la solita.

Per quanto riguarda il primo ambito, si può dire che il pontificato di Papa Francesco conferma pienamente l’immagine di una donna peccatrice e senza scrupoli.

Ciò si evince da diverse “sfumature” che riconducono l’immagine femminile a mero “contenitore di figli” e “strumento esclusivo di riproduzione” la cui utilità è ridotta a zero al di fuori di questo ambito.

A questo “particolare” pensiero si ricollega il secondo punto in cui si evince con quanta “leggerezza” venga trattato un tema “forte” come l’aborto.

Secondo il “pensiero comune” (cattolico), esternato anche durante questo Giubileo, si ritiene che l’aborto sia un atto fatto senza cognizione di causa e fondato sulla “superficialità” delle coppie che non vogliono prendersi responsabilità.

Anche in questa occasione si mostra scarsa considerazione tanto di chi decide di portare avanti l’interruzione di gravidanza quanto della donna che ha deciso di fare una scelta non di poco conto, ignorando totalmente le conseguenze fisiche e psichiche che attanagliano la coppia nel percorso, e, contemporaneamente, si sottovalutano le situazioni “particolari”(dettate ad esempio da violenza) in cui la gravidanza non è per nulla una”benedizione” ma frutto di un “male” che ha distrutto totalmente una persona.

Le apparenti “aperture” di Papa Bergoglio durante il Giubileo, più che un passo in avanti, rappresentano due passi indietro perché, grazie al loro fondamento (incentrato sul “male della donna”), rimarcano solamente una teoria fortemente radicata nel Cattolicesimo e difficilmente “estirpabile” dalla mente di chi ignora quale sia la realtà dei fatti.

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