13 Ottobre 2017 - 09:48

Gli USA divorziano dall’UNESCO. Comunità di intenti tra Stati Uniti e Israele

unesco

Gli Stati Uniti abbandonano l’Unesco, la decisione prende corpo dopo la fine dei finanziamenti a Parigi già con il governo Obama

 

Stati Uniti- Unesco fine di un amore, la causa dell’idillio sarebbe secondo il Dipartimento di Stato americano il pregiudizio dell’agenzia ONU contro Israele.

L’addio degli Stati Uniti all’Unesco è motivato dallo stesso Dipartimento che in un comunicato offre le ragioni della decisione:  “Non è stata presa a cuor leggero – si legge – e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per il crescente arretramento dell’Unesco, per la necessità di una fondamentale riforma dell’organizzazione e per i suoi persistenti pregiudizi anti-Israele”.

Gli USA avevano smesso di finanziare l’Unesco nel 2011 dopo l’ingresso tra i paesi membri della Palestina, pur decidendo di mantenere il proprio ufficio nel quartier generale di Parigi per cercare di continuare ad avere un peso politico sulle sue decisioni.

Una motivazione che è risultata più che soddisfacente per il premier israeliano e ministro degli esteri Benjamin Netanyahu, che in una nota così commenta: “La decisione del presidente Trump è coraggiosa e morale, perché l’Unesco è diventato un teatro dell’assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce”, il premier inoltre ha dato istruzioni per “preparare l’uscita di Israele dall’Unesco”.

La decisione degli Stati Uniti è stata accolta dalla direttrice dell’UNESCO, Irina Bokova, già candidata come segretario generale dell’ONU, che ha parlato di “Perdita per le Nazioni Unite e il multilateralismo”, la Bokova, ha inoltre aggiunto che: «L’universalità è critica per la missione dell’Unesco di rafforzare la pace e la sicurezza internazionale davanti all’odio e la violenza, per difendere i diritti umani e la dignità».

Gli Stati Uniti quindi con il governo Trump hanno continuato quella frizione già esistente tra il paese e le politiche onusiane, ma che ora si fa più cogente con la presidenza del tycoon.

Whashington manterrà comunque il ruolo di paese osservatore e la fine del suo status di paese membro avverrà il  prossimo 31 dicembre.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *