21 Aprile 2016 - 19:05

House of Cards, chi ha paura degli Underwood?

House of Cards 4 è stata incredibilmente attuale, capace di raccontare le elezioni e gli scandali di una spietata corsa alla Presidenza. L’atteso finale, trasmesso da Sky ieri sera, è stato intenso, determinato, forse sconvolgente, ma con un nuovo ricorso ad una narrazione spietata, in cui a farla da padrona è la politica, o la sua interpretazione nella visione “democratica” degli Underwood

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House of Cards, nella sua quarta stagione, si conferma una serie nettamente contemporanea, si interseca inestricabilmente alla Storia, raccontandoci non solo il terrorismo islamico, ma anche la normativa sul controllo delle armi e la violazione della privacy. C’è un sapiente gioco di sceneggiatura capace di stravolgere gli stereotipi collettivi sui partiti, ricostruendo la figura di un democratico che interviene sul welfare, che elogia Nixon e che in abbigliamento patriottico (giacca blu, camicia bianca e cravatta rossa) parla alla Nazione del fermo intento di muovere guerra al terrorismo.

House of Cards, chi ha paura degli Underwood?In House of Cards 4 torna ad essere protagonista la politica, quanto le ambizioni degli Underwood. Perché è quando le carte sembrano essere finite, che gli Underwood escogitano sempre il piano perfetto per piegare il destino dell’America ai loro fini politici.

Così questa quarta serie ci mostra gli Underwood ormai pienamente consapevoli che i loro avversari hanno il consenso popolare, loro no. Gli Underwood, messi alle strette da un libro in uscita sulla corruzione del Presidente e sul suo coinvolgimento nel tentato impeachment a Walker, hanno però un’arma e non hanno remore nell’usarla: Frank e Claire possono non attirare simpatie, ma sanno come diffondere il terrore.  E Claire sa perfettamente come agire. Bisogna assolutamente scalzare gli scandali legati a Frank e le scommesse sulla sua dipartita terrena nel corso del trapianto al fegato – Frank infatti resta ferito in un attentato ed è fortemente scosso per la morte del fedelissimo e amatissimo Mitchum, la guardia del corpo-amante – con una notizia degna di scalpore, una notizia bomba. E c’è una sola cosa capace di monopolizzare l’attenzione degli americani: l’incombente minaccia del terrorismo islamico. Gli Underwood possono e vogliono puntare sulla paura.

House of Cards, chi ha paura degli Underwood?Così mandano in chiaro alla Nazione la diretta di due uomini dall’aspetto nordeuropeo, ma dall’accento americano, mentre tagliano la gola di un ostaggio americano in nome del califfato islamico. L’esecuzione è così sospetta e perfettamente calzante all’occorrenza, che sembra essere stata pianificata dagli stessi Underwood.

Nella War Room scorre il primo piano sulle espressioni disgustate dei presenti, mentre con toni enfatici, colmi di superba soddisfazione, Francis tiene sulle spine l’America parlando di un immediato intervento in Siria. E nel momento finale Francis e, per la prima volta, Claire guardano imperturbabili in camera, sentenziando placidamente: «È vero, non ci sottomettiamo al terrore. Noi facciamo il terrore».

House of Cards da sempre utilizza l’autoconsapevolezza, nei dialoghi di Frank in camera, che servono a sostenere l’impossibile insito in ciò che vediamo. Ma la realtà ha ben sconfinato il limite del possibile.

House of Cards, chi ha paura degli Underwood?La frase di chiusura di Frank Underwood è piuttosto inquietante: «Abbiamo creato il terrore». Si apre così uno scenario ben delineato per la quinta serie, che smentisce l’originale serie inglese che vedeva la morte di Frank Underwood nell’attentato perpetratogli. 

Nel frattempo noi ci troviamo a fare il tifo per un perfetto criminale. Siamo lì ad attendere il gran finale di un antieroe. Al peggio non c’è mai fine, ma qui il peggio è il meglio. Oltre ogni aspettativa.

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