11 Novembre 2016 - 14:38

Il sentiero del Brigante di Colliano

Da Colliano a Piano di pecora, seguiamo il sentiero sulle tracce del brigante Crocco alla scoperta di ricotta e tartufi

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Se i briganti dei moti rivoluzionari del dopo unità d’Italia hanno combattuto alacremente per sete di pane e libertà, gli Outdoorini oggi combattono tra gli ostacoli dell’autunno per fame di ricotta e tartufo di Colliano.

E il bosco, con sotto nascosti i suoi segreti profumati, oggi appare ancora più allettante e persuasivo.

Perché si sa, si esce con Outdoor per richiamo della natura e brama di vita autentica, per strapparci dalla quotidianità frenetica e ritrovare un po’ di pace interiore, per scoprire scenari improbabili e intessere legami nuovi. Ma se di mezzo c’è un banchetto con a tavola i prodotti del sottobosco, noi ci autoinvitiamo. E siamo ogni volta commensali degni dei migliori simposi.

colliano

Ed oggi, per conquistarci la pagnotta, partiamo da Colliano, accogliente paese montano con meno di 4000 abitanti alle pendici del monte Marzano. Siamo in comoda posizione panoramica a 650 m s.l.m. e intrufolandoci in vicoli, stradine ciottolose e infiniti gradini, arriviamo a Collianello, che con la sua improvvisa terrazza sul belvedere ci offre l’affaccio su tutta l’ampia valle del Sele e al di là di essa, il mare di Salerno.

Siamo di fronte ai Picentini, al confine con la Basilicata e, oltre alla grandezza della natura, salendo tra vecchi portali e case antiche ricostruite a cui dedichiamo i nostri primi scatti, riflettiamo sulla grandezza della forza di queste genti che hanno vinto le devastanti conseguenze del terremoto dell’Irpinia dell’80.

Medaglia d’oro al merito civile, leggiamo che il popolo di Colliano ha vinto la sua battaglia con il terremoto perché “con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione.”

tartufo di Colliano

Fieri di appartenere un po’ anche a queste terre e gonfi di fierezza, iniziamo il vero percorso del brigante, in salita tra faggi, ontani, odore di funghi e tappeti spessi e accoglienti di fogliame. Comodi, ameni e caldi i nostri tuffi tra le foglie rosse d’autunno, che ci abbracciano e ci coccolano frivole e leggere.

Ci lasciamo andare con gli zaini dietro e cadiamo a peso morto nel manto autunnale. Siamo con il naso sulla terra umida e respiriamo a stretto contatto tutti i profumi del bosco.

Ridiamo a crepapelle e ci srotoliamo sul pendio, stendiamo le braccia, solleviamo i piedi al cielo e agitiamo come impazziti i bastoncini. Poi ci dispieghiamo, allentiamo i muscoli e ci spalmiamo a terra. Sediamo i malumori e per un momento siamo un tutt’uno con l’autunno. È l’esperienza catartica delle stagioni.

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Ma il cammino è ancora lungo, sono 650 m di dislivello e 7 km alla conquista del ghiotto piatto.

Capo dello Zomaro, Fontana Cerasole e poi Varo della Grotta: eccoci al cospetto della Grotta di Cracco. Entriamo, e con un passo indietro nel tempo siamo nella tana del brigante.

Affascinante personaggio al confine tra il fuorilegge e liberatore della patria, Carmine Crocco è stato uno dei più noti e rappresentativi briganti italiani del periodo risorgimentale.

Originario delle terre che visitiamo oggi, di umili origini, passò nel giro di pochi anni da umile bracciante a comandante di un esercito di 2000 uomini che raccoglieva “soldati” provenienti dalle bande del Vulture, dell’Irpinia e della Capitanata e che fece della Basilicata l’epicentro della lotta post-unitaria dei briganti nel mezzogiorno d’Italia.

Eroe-bandito, Crocco è stato uno dei leader del brigantaggio, il quale non è da intendersi più come feroce banditismo, ma che appare oggi ai nostri occhi come movimento di resistenza e di liberazione delle popolazioni del sud contro i padroni piemontesi che si presentarono inizialmente come liberatori e si rivelarono poi come aguzzini e usurpatori delle nostre terre e i nostri beni.

Su di lui pendeva una taglia di 20.000 lire, sul nostro Leo-Crocco oggi, pende un pentolone in attesa di essere gustato.

colliano

Usciamo dalla grotta che fu a suo tempo il rifugio principale dello staff di Crocco, sollecitati dalla sua famosa frase in dialetto collianese recitata per l’ultima volta proprio in questa cavità nascosta: “Chi s’mpiccia resta ‘mpicciat, chi s’ntrica resta ‘ntrcat”.

Ci districhiamo pertanto dall’influsso magico della grotta e proseguiamo dritti verso la mèta. Piano di Pecora è dietro il tornante.

Eccoci arrivati nel cuore della riserva naturale dei Monti Eremita-Marzano, in un territorio tra Colliano, Valva e Laviano, qui proprio sul piano che fu l’epicentro del terremoto del novembre dell’80 che distrusse centinaia di paesi tra Campania e Basilicata.

Le mandrie di pecore, capre e mucche con i loro cani, sentinelle zelanti, che abbiamo incrociato per strada porteranno al nostro banchetto il loro principale prodotto; la montagna e il suo sottobosco finiranno per condire il tutto: ricotta e tartufo, in simbiosi con la “cucchiaia”, oggi protagonisti indiscussi del pentolone magico.

E il nostro Leo-Crocco si trasforma in Leo-Cracco. Da guida della montagna a chef in alta quota.

Colliano

Nascosto sotto faggi e querce, dal profumo fortissimo e dal retrogusto pungente, mangiamo l’oro nero di Colliano e l’olfatto e il gusto ne escono rigenerati. Ricco di sali minerali, stimolante sulla digestione e con potere afrodisiaco, svuotiamo il pentolone con l’ultima scarpetta.

Ma non è finita, perché prima di lasciare il pianoro lasciamo le nostre tracce con dolci mandorla e castagne, torta alle noci, liquori al cioccolato, e vino della casa. Omaggiamo i sapori d’autunno con una produzione artigianale del “tutto fatto a mano” della serie “mens sana in corpore sano”.

Siamo ogni domenica banditi dalla città e briganti alla conquista della nostra felicità.

“Che si aspetta? Non si commuove ancora il cielo, non freme ancora la terra, non straripa il mare al cospetto delle infamie commesse ogni giorno dall’iniquo usurpatore piemontese? Fuori dunque i traditori, fuori i pezzenti, viva il bel regno di Napoli col suo religiosissimo sovrano, viva il vicario di Cristo Pio IX e vivano pure i nostri ardenti repubblicani fratelli!

Invito alla rivolta da parte di Crocco – 1863

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