25 Gennaio 2016 - 16:44

Immigrazione: forti tensioni, l’UE si divide

Immigrazione

Durante il vertice sulla questione immigrazione, tenuto dai Paesi membri dell’Unione Europea, si acuiscono le tensioni e si raffreddano i rapporti fra Germania, Grecia e altri paesi della zona Euro

[ads1] La discussione fra i 28 primi ministri degli interni degli Stati europei ha avuto per oggetto la sospensione del Trattato di Schengen, il quale prevede un’area di libera circolazione di persone tra un Paese e l’altro, senza la necessità di ricorrere a frontiere e controlli. Ebbene, l’emergenza immigrazione ha spinto Germania, Austria e Svezia a rafforzare la sorveglianza dei propri confini, dunque già violando la filosofia stessa del trattato internazionale. E’ inoltre stata vagliata la proposta della Commissione europea, in merito alla creazione di una guardia di frontiera che gestisca i flussi migratori provenienti dal Nord Africa e dal Medioriente.

immigrazioneUn’altra ipotesi considerata dall’Ue è quella di escludere la Grecia dal trattato di Schengen, una risoluzione che al popolo greco suonerebbe come una sorta di abbandono, dal momento che esso è uno dei più colpiti dalle problematiche migratorie, dunque maggiormente sensibile e bisognoso di strategie d’intervento di respiro internazionale. Alfano si è opposto all’eventualità dell’esclusione greca, dal momento che una tale mossa costituirebbe “l’inizio dello sgretolamento”, mentre sarebbe più opportuno, secondo il Ministro, rafforzare le frontiere esterne dell’Europa.

A questo proposito, la linea austera e intransigente, adottata dal governo tedesco, sembra rafforzarsi e concentrarsi in maniera sempre più autoritaria nei confronti dei Paesi dell’area meridionale del continente, nello specifico verso la Grecia: “La Germania eserciterà pressioni sullo stato ellenico finché quest’ultimo non avrà soddisfatto le nostre richieste in materia di fiscalità”. Il governo greco risponde prontamente alle minacce tedesche, affermando che le inefficienze e i ritardi dell’amministrazione sono dovuti a cause che non hanno a che vedere con la situazione economica del Paese.

Non sembra dunque tirare un vento favorevole per l’Europa “unita” e “coesa”, dove invece vi è l’impressione che ciascuno Stato tenti di scaricare, agli altri Paesi membri, le questioni più urgenti.

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