26 Maggio 2015 - 10:37

Inaugurazione stazione Municipio del metrò dell’Arte di Napoli

Stazione Municipio

Cerimonia di inaugurazione per il primo blocco della stazione Municipio del metrò dell’Arte di Napoli. Tra 2 anni, a lavori ultimati, costituirà un nodo di interscambio strategico, tra linee metropolitane, marittime e di ingresso alla città

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Consegnata alla cittadinanza la stazione Municipio della Linea 1 della metropolitana di Napoli, identificata, nella tratta Vanvitelli – Garibaldi, come “Metropolitana dell’Arte”. Il Sindaco Luigi de Magistris ed il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio hanno inaugurato il primo blocco dell’opera. La fermata entrerà in funzione dal prossimo 2 Giugno.

Una cerimonia sobria e priva del consueto taglio del nastro, appositamente voluta, in memoria di Salvatore Renna, l’operaio che il 20 Settembre 2014 perse la vita in un incidente sul lavoro, proprio nel cantiere di piazza Municipio. Presenti gli amministratori di “Metropolitana Napoli”, l’assessore regionale ai trasporti Sergio Vetrella, il Prefetto Gerarda Maria Pantalone e la moglie del compianto operaio. E tra i numerosi invitati anche un soddisfatto Antonio Bassolino, al quale, volendo o nolendo, va posto sicuramente qualche riconoscimento in merito alla realizzazione delle “stazioni dell’arte”.

Il Sindaco, con un intervento chiaro e deciso, manifesta la sua soddisfazione per questa ulteriore tessera che va a collocarsi in quello splendido – ormai quasi completo- mosaico della Linea 1 del trasporto su ferro cittadino. E ricorda come tutto ciò sia stato possibile, oltre che per l’impegno di diversi politici e dirigenti ai vari livelli e nel corso degli anni, soprattutto per le centinaia di operai che hanno lavorato nel cantiere della stazione Municipio.
Il Ministro Delrio sottolinea l’importanza di tali opere, specialmente al Sud Italia. Annuncia che entro il 2016, con un cospicuo intervento economico da parte del Governo, sarà completata la stazione TAV di Napoli-Afragola. Ma l’alta velocità riguarda solo il 10% degli utenti del trasporto su ferro, l’altro 90% chiede più mobilità regionale e metropolitana, ragion per cui assicura investimenti anche in tali ambiti. E la stazione Municipio la identifica come un quadro di un importante pittore, con la peculiarità di essere esposto non nel salotto di un ricco bensì alla collettività.

La stazione Municipio. Insieme a quella di Garibaldi, si caratterizza per la vastità dell’intervento, da considerarsi alla scala urbana, in quanto con le relative sistemazioni esterne fornirà il riassetto del lungo rettangolo di piazza Municipio. Quando tra due anni sarà realizzato l’intero progetto, l’opera costituirà un importante nodo di interscambio, tra linee metropolitane, marittime e di ingresso alla città, oltre a rappresentare un indiscusso e degno segno di riqualificazione urbanistica dell’area.

Il progetto architettonico della stazione, complesso ed articolato, prevede un interscambio tra le linee 1 e 6. Si inserisce nel contesto non urlando, ma sussurrando. L’unico volume fuori terra corrisponde al vano dell’ascensore dell’ingresso di via Medina. Due piazze sovrapposte, l’una in quota l’altra ipogea. Concept del progetto è la conservazione dell’asse visivo – storico – lungo il quale sono allineati stazione marittima, municipio e collina di Castel S.Elmo, enfatizzato con una lunga asola al centro del corridoio ipogeo congiungente il mezzanino della stazione con l’area marittima. Completano l’intervento uno spazio espositivo, volto ad accogliere i numerosi reperti rinvenuti durante la fruttuosa campagna di scavo – che ha restituito tra l’altro cinque navi di epoca romana – e la sistemazione dell’area archeologica prospiciente il Maschio Angioino.

stazione municipio

Inaugurazione stazione Municipio del metrò dell’Arte di Napoli

Autori di questa stupenda pagina di “poesia” gli architetti portoghesi Alvaro Siza Viera ed Edoardo Souto de Moura. I due maestri della “scuola di Oporto”, entrambi premio Pritzker, nel loro intervento coniugano Architettura, Archeologia ed Arte; quest’ultima nell’accezione “ruskiana” del termine, visto che pure l’architettura è da annoverare tra le arti, ma rispetto alle altre volta a soddisfare un bisogno, quindi realtà necessaria.

Il progetto, rivisto  una decina di volte, è stato adattato di volta in volta alle preesistenze che affioravano dai lavori di scavo, e che sapientemente sono state inserite nella nuova struttura. Diversi gli strati archeologici, testimonianza delle varie epoche storiche della città: greca, romana, medievale, spagnola. Dunque antico e moderno convivono l’uno dentro l’altro. Nel mezzanino della stazione Municipio, cerniera dell’intero progetto, sono stati inglobati i resti del torrione dell’Incoronata, uno dei baluardi della fortificazione aragonese. Di riflesso il rimando è al mastio di Filippo Augusto, inglobato nell’ampliamento del Louvre.

Linea, pilastro, piano. Con questi pochi elementi il maestro Siza costruisce egregiamente la sua poetica. Rispetto a tutte le altre stazioni, che stupiscono per giochi di luci, nonchè cromie ed innovazione dei materiali, nella stazione Municipio risalta l’essenza dell’architettura: lo spazio. Costruito per sottrazioni. Due soli materiali, l’intonaco bianco ed il grigio della pietra lavica etnea (utilizzata anche nella sistemazione della sovrastante piazza) donano eleganza e rigore, oltre a conferire una precisa identità a questo “non luogo” che è pur sempre una stazione. La mano dell’architetto, evidente nel controllo totale dello spazio e nella gerarchia dei percorsi, si esalta nei dettagli. Superlativo il lucernario nel pozzo dei collegamenti verticali tra piano mezzanino e piano banchina: una soletta di calcestruzzo – poggiante su di un unico pilastro, appesa a due angoli ed a sbalzo nel quarto – va a contrapporsi alla luce zenitale, quasi ad eclissarne la presenza. Interessante il disegno del pavimento nei punti di mediazione tra la struttura nuova ed euclidea con le convessità della pre-esistenza. Nessun orpello e belletto, un’altra pietra miliare della poetica di Siza: nelle architetture sociali non c’è posto per simili concessioni, ragion per cui anche l’illuminazione artificiale è stata risolta con dei semplici neon.

Esternamente consegnata anche la prima parte della piazza, quella antistante palazzo San Giacomo. Al centro di essa Siza ha sistemato la Fontana del Nettuno. Ultimata nel 1602, nel corso dei secoli ha subito diversi rifacimenti e collocazioni. L’attuale – definitivo? -riposizionamento le dona quella centralità che le spettava. Può sembrare un gesto banale posizionare tale elemento al centro di una piazza. Ma l’architetto portoghese non smette di stupire. La fontana è circoscritta a “mo’ di anfiteatro” da una seduta in marmo che segue l’andamento di una poligonale aperta. Essa nella parte superiore conferisce alla piazza ancora quel carattere di centralità , ma in quella inferiore perde questa peculiarità, non essendo speculare, per incanalare il fruitore nel cono ottico del Maschio Angioino anziché nell’allineamento principale. Come se avesse voluto comprimere l’enorme vuoto della piazza, e ricavarci un ambito più riservato, per la sosta o l’attesa.

L’opera d’Arte. All’interno del mezzanino della stazione Municipio è presente un’unica opera d’arte contemporanea, Passaggi (Passages) di Michal Rovner. L’artista israeliana, sul muro di 37,70×5 metri di fronte al mastio dell’Incoronata, realizza un video-affresco. Un’opera che collega passato e presente, un omaggio alle civiltà di questo luogo.
Nell’affresco, realizzato con tecnica mista (grafite, tempera ed acquerello), la Rovner rappresenta lo skyline del paesaggio napoletano, stilizzato e privo dell’antropizzazione. In esso inserisce alcuni elementi caratteristici, come il Pino marittimo ed una domus di Pompei. I colori utilizzati sono il nero (per i contorni), il grigio e l’ocra in diverse tonalità. L’unica liberazione la sottile striscia di rosso della lava che fuoriesce dal vulcano. Il risultato è sconvolgente: il paesaggio, riconoscibile senza alcun dubbio,ma privo di identità e sottratto alla storia, appare quasi desertificato, come se in esso il tempo si fosse arrestato. E’ con le sagome dell’umanità che cammina, sovrapposte con la videoproiezione, che il tempo torna ad essere scandito. Immagini riprese per lo più a Napoli, di figure in movimento, che traslocano l’opera nella dimensione spazio-tempo.
“Le persone che passeranno attraverso la stazione faranno parte del continuo movimento umano di tutti i tempi” (Michael Rovner).

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