21 Giugno 2017 - 18:12

Inside The Music: il “blue” degli Eiffel65 che in discoteca non funzionava

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Inside the Music è l’unica rubrica che vi farà scoprire notizie e curiosità legate alla genesi, alla composizione, ed al successo di alcuni dei brani più famosi presenti nel panorama musicale mondiale. Oggi è il caso di “Blue” a firma degli Eiffel65

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“I’m blue dabade dabada dabade dabada….”

“Io mi chiedevo: ma perchè il blu?? E la loro risposta fu: e perchè no?” Parole proferite nel corso di un’intervista da Massimo Gabutti, musicista, produttore discografico e soprattutto co-autore di “Blue”, brano ideato dagli Eiffel65, al secolo Gabriele “Gabry” Ponte, Gianfranco “Jeffrey” Randone, e Maurizio “Mauri” Lobina, e comunemente riconosciuto come un vero e proprio simbolo del panorama musicale del nuovo millennio.

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Blue- La copertina del singolo

Il pezzo nella sua interezza si muove su di un giro di piano veloce ed a tratti ipnotico realizzato proprio da Lobina tra una pausa e l’altra dal lavoro negli studi Bliss di Torino, e che sembra quasi essere un semplice esercizio di riscaldamento per le dita. Siamo sul finire degli anni ’90 ed il caso volle che negli stessi studi, e soprattutto nello stesso periodo, si trovassero anche il dj Gabry Ponte ed il futuro cantante Jeffrey Randone alle prese con la realizzazione di alcune produzioni per il mercato cinese. La sequenza di note non tardò ad arrivare alle loro orecchie e, soprattutto al mixer di Ponte che costruì su di essa una linea ritmica tale da amplificarne il potere ammaliante e a cui mancava solo una cosa: il testo.

“Mi buttai in sala canto”– afferma Jeffrey Randone spiegandone la genesi- “per improvvisare qualcosa su cui poter lavorare. Una delle cose che venne fuori immediatamente fu tutto l’intro che non è mai stato scritto. E’ tutta una grande improvvisazione. Proseguendo su questa strada, per la realizzazione completa del testo ho preso l’idea di come una persona vive il mondo intorno a sè e con quale colore potrebbe filtrare il tutto. Il blu era semplicemente il mio colore preferito, e quindi ecco anche il titolo: Blue.

Il tocco finale all’intera opera venne aggiunto dal producer Massimo Gabutti colui che, a detta dello stesso Ponte, “cercava di far inserire sempre qualcosa di canticchiabile e orecchiabile in ogni brano. I vari lalala o nanana non funzionavano e allora ecco il dabade dabada. Lo guardammo e ci dicemmo: ok questa è una cazzata.” 

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Blue- Triplo platino negli USA

Ed effettivamente nell’immediato sembrò anche esserlo davvero dato che, a detta dei membri del trio, “la prima volta che l’abbiamo provata in discoteca nessuno si è accorto del pezzo ed abbiamo svuotato la pista. Le parole che ricordo sono: ha una bella magia ma non suona. Quindi l’impatto non fu per niente buono.” Niente era mutato insomma, e quanto appena scritto può sembrare l’ennesimo riferimento ad una storia fallimentare come tante altre, fatta di tentativi a vuoto, aspettative mancate, e destinata a finire rapidamente nel dimenticatoio. Ma non è questo il caso.

Paradossalmente, infatti, il brano che ancora oggi è un vero e proprio must di tutte le discoteche, proprio nei locali notturni è arrivato con leggero ritardo e soprattutto solo dopo aver fatto un bel pò di rodaggio in un ambiente forse troppo lontano dalle sue caratteristiche: la radio. Giorno dopo giorno, infatti, “Blue” iniziò ad essere programmata sempre più spesso dalle emittenti radiofoniche che in questo modo contribuirono ad una sua rapida diffusione soprattutto tra i giovani, finchè non scattò qualcosa.

“Da che eravamo in studio a scrivere testi”– spiegano gli Eiffel- ” ci ritrovammo a dover andare continuamente in cartoleria a comprare carta perchè al fax arrivavano contratti di licenza in continuazione. Ne arrivavano talmente tanti che in alcuni casi fummo addirittura costretti a dormire negli stessi udi, proprio per cambiare la carta e per non perdere cifre assurde. Era qualcosa di impressionante.” 

L’abnorme mole di carta stampata è forse la rappresentazione più lampante del successo di un brano che dallo scantinato di un caseggiato di Torino è arrivato a vendere in tutto il mondo oltre 3 milioni di copie, diventando un vero e proprio tormentone senza tempo che ancora oggi rappresenta un punto di svolta, e soprattutto di riferimento, nel panorama della musica dance. Ed il tutto totalmente Made in Italy.

 

Di seguito è possibile vedere una delle più recenti versioni live del brano:

 

 

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