13 Ottobre 2016 - 10:26

L’insostenibile leggerezza della critica: Il Volo e le polemiche di troppo

L'insostenibile leggerezza della critica

L’attesissimo appuntamento Mediaset con la musica de Il Volo ha lasciato il segno nel prime time di Canale 5. Martedì sera il live di “Notte magica – Tributo ai Tre Tenori” ha ottenuto il 14% di share, conquistando 3.169.000 di spettatori. Eppure le polemiche non si placano e dilaga l’insostenibile leggerezza della critica

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L’insostenibile leggerezza della critica non ha limiti e risuona terribilmente fastidiosa se a supporto non ha fondamenta oggettive ed evidenti. E’ veramente sottile il confine che separa una critica costruttiva da una polemica distruttiva e ancor più è del tutto priva di veridicità se la critica-polemica nella fattispecie ha come controprova dati numerici che ne confutano l’esatto opposto.

Senza ulteriori giri di parole, la questione in causa riguarda “Notte magica – Tributo ai Tre Tenori” il concerto-evento tenuto da Il Volo e targato Mediaset, trasmesso martedì sera da Canale 5 per il ciclo “Grandi concerti”.

I tre ragazzi de Il Volo hanno intrattenuto la platea televisiva con un repertorio importante, lo stesso – come già ripetuto abbondantemente su più ritagli di stampa e sui vertiginosi click del web – che nel 1990 fu interpretato dai Tre Tenori: Luciano Pavarotti, José Carreras e Placido Domingo.

In scena quindi il live dello scorso 1 luglio a Firenze. Con la supervisione del maestro Domingo e del direttore d’Orchestra Marcello Rota la “Notte magica” di Piero, Ignazio e Gianluca ha preso “Il Volo”. Tra un tripudio di applausi, ovazioni di piazza ed urla festanti si è trascinata via la lunga scaletta fatta di arie, romanze per tenore e perle della tradizione musicale classica e napoletana.

Dopo aver ribadito fino allo spasmo di non volere emulare l’originale formazione, i ragazzi de Il Volo hanno raccontato e trasmesso al pubblico l’ammirazione che da sempre provano nei confronti dei loro idoli (Eh si! Anche i famosi hanno i loro beniamini) e con estrema umiltà hanno omaggiato – e sottolineo – non imitato il Trio Pavarotti-Carreras-Domingo.

Fin qui tutto bene, anche perché i dati Auditel hanno prodotto un ottimo riscontro: l’evento è stato visto da 3.169.000 di spettatori (14% di share) contro il 18.9% della Fiction Rai “L’allieva” che invece ha raccolto attorno al televisore ben 4.656.000 di spettatori. Un dignitoso 2° posto al quale si devono sommare le cifre raggiunte da “Matrix” la trasmissione condotta da Nicola Porro che grazie alla presenza dei ragazzi de Il Volo ha collezionato 805mila telespettatori , toccando il 12.50% di share.

La somma addizionale di questi evidenti risultati numerici già da sola basta per illustrare quanto il talento, la semplicità e la professionalità de Il Volo sia apprezzata dagli italiani, eppure c’è sempre posto per l’insostenibile leggerezza della critica.

All’indomani del trionfo dei consensi portato a casa da Il Volo non è pregevole la stroncatura loro riservata da certe pagine di stampa nazionale. Ripeto certe, poiché per fortuna l’opinione dei media italiani non è uniforme e col tempo buona parte di essa  ha imparato ad apprezzare e valorizzare il know how che questo perfetto esempio di “musica made in Italy” ricopre portando alta la bandiera dell’Italia nel mondo.

È il caso di Paolo Giordano che durante la serata post concerto, presente come ospite a “Matrix”, in qualità di – critico musicale che conta – ha definito Il Volo come “una eccellenza italiana” e ha aggiunto che “sono tre giovani che rappresentano l’Italia nel mondo”.

C’è da soffermarsi a questo punto su alcuni aspetti. Aspetti che non riguardano giudizi di valore più o meno esprimibili sull’esattezza delle esecuzioni o il virtuosismo di note che se azzeccate arrivano a toccare il tetto della Basilica in Santa Croce. Questi tecnicismi sono figli di un eccessivo e sfrenato raffronto tra Il Volo e I Tre Tenori che non esiste e che non interessa né ai critici, né ai fan, né agli stessi cantanti.

C’è da soffermarsi su aspetti che riguardano l’atteggiamento degli italiani nei confronti del concetto di “made in Italy”: in Italia abbiamo la pizza che è tra i piatti migliori al mondo, ma “è la solita pizza”, molto meglio le ciambelle “donut” alla Homer Simpson che fa più fighi.

In Italia c’è l’arte, tanta arte, ma i musei sono vuoti e il prezzo del biglietto è preferibile spenderlo al cinema per andare a vedere l’ultima trovata cinematografica, rigorosamente “out of Italy”. Non è forse nostra quella signora dalla discutibile bellezza e dal sorriso enigmatico che ha incantato il mondo? Sì. Peccato si trovi in Francia, sorvegliata entro il piramidone di vetro del Louvre. Poco importa, tanto ci pensano i turisti nei fine settimana e nei ponti da festa nazionale a risanare le casse della cultura.

In Italia c’è il mare, la montagna e persino la collina. Molto meglio però prendere un last minute per Miami che li ci sono le palme, le ragazze in bichini sui pattini e una distesa balneare senza pari.

Poi in Italia c’è Il Volo, un gruppo che fa pop-lirico e che ha portato – con rispetto – l’opera fuori dal teatro e l’ha messa in piazza, dimostrando che il bel canto può essere accessibile a tutti. Un input innovativo, rivoluzionario offerto da tre giovani ragazzi che come ama dire tanta critica “insieme non hanno 70 anni”. Ma agli italiani non interessa, o almeno non abbastanza, perché inseguire l’ultima mise trasgressiva di Lady Gaga è molto meglio.

“Una notte magica” è un grande spettacolo al quale non servono troppo i fronzoli della perfezione o certi parallelismi che non dovrebbero nemmeno essere fatti. Se non ha vinto la sfida degli ascolti è solo perché il genere classico non può piacere a tutti, così come Il Volo non può piacere a tutti.

Ciò non toglie nulla e non aggiunge altro a questa grande impresa che porta il nome di “Una notte magica – Tributo ai Tre Tenori” dietro alla quale c’è il lavoro, l’impegno e la passione di tanti professionisti. Un progetto bagnato del sudore della fronte di tre artisti che nonostante l’insostenibile leggerezza della critica continuano a fare il pienone all’estero e lasciatemelo puntualizzare, ora anche in Italia.

Ci vuole coraggio per osare tanto? Assolutamente si, è immancabile e probabilmente occorre che sia misto a quel pizzico di follia adrenalinica tipica dei vent’anni. Ma il coraggio non deve essere confuso con la presunzione e soprattutto un tributo non può e non deve essere confuso con una “volgare imitazione”. Perché tra l’uno e l’altro c’è la differenza di un’emozione.

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