13 Luglio 2017 - 17:22

Istat: povertà stabile ma in continuo aumento fra i giovani

Istat

L’Istat presenta il nuovo studio sulla povertà. La realtà al di là dei numeri, però, rivela una quotidianità molto più complicata ed instabile

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Uno degli argomenti più spinosi, e spesso affrontati con sufficienza,  è senza dubbio quello della povertà interna.

L’indicatore, utile per verificare la salute di una determinata nazione, è, almeno in linea teorica, strettamente legato all’azione legislativa e alle atti da mettere in campo per sovvertire eventuali dati negativi.

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Nonostante queste premesse, per lo più logiche, nel nostro Paese il dato è lontano dall’essere considerato in maniera ponderata e continua ad aggrapparsi a congetture di solito totalmente staccate dalla realtà.

Questo elemento, visibile agli occhi dei più semplicemente facendo un giro per strada, è stato reso noto oggi dai nuovi sconcertanti dati Istat sul tema.

Istituto statistico, infatti, ha rilasciato uno studio in cui viene evidenziato, seppur con una parziale tranquillità – in quanto ritenuto costante – , l’aumento della povertà tanto assoluta quanto relativa.

I 4,7 milioni di poveri assoluti, affiancati dagli oltre sei relativi, rappresentano per l’Istat il picco massimo della povertà nel nostro Stato, con forti conseguenze su under 35, mezzogiorno e giovani.

La ricerca, però, se letta con altri occhi, differenti da quelli meramente statistici, presenta una realtà molto più complicata di quella descritta e difficilmente recuperabile nel medio-breve periodo.

In sostanza, l’aumento della povertà assoluta e relativa è diretta conseguenza di una serie di provvedimenti che, in nome della tranquillità economica, hanno messo in dubbio anche quelle minime certezze presenti al mondo d’oggi.

La propensione a seguire più la stabilità economico/finanziaria che la realtà delle cose, ha reso la nostra quotidianità pervasa da una precarietà diffusa che, oltre ad investire ambiti materiali, ha inceppato un sistema di per sé instabile.

A questa instabilità generale, dovuta per lo più a riforme quali il Jobs Act o Fornero, si associa un ulteriore blocco nel meccanismo Italia, dovuto ad un sistema sempre meno meritocratico che, nel marasma totale, continua a premiare sempre più gli artefici di disastri passati.

L’inevitabile ripercussione si ha sulle categorie meno protette al momento, il cui contributo rimane vitale per l’intera Nazione, che scontando errori vecchi e nuovi, non sono mai stati realmente messi in condizioni di contribuire alla vera ripresa dello Stato.

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