12 Gennaio 2017 - 12:40

Jobs act, la Corte Costituzionale boccia il referendum sull’art.18

articolo 18

“Chiederemo tutti i giorni al governo di fissare la data in cui votare i due referendum” così il Segretario della Cigl ha commentato la bocciatura del quesito referendario sul Jobs Act

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No al referendum sull’articolo 18 sì a quelli sui voucher e sugli appalti, questo il risultato della pronuncia della Corte Costituzionale chiamata a esprimersi ieri in merito all’ammissibilità dei tre referendum abrogativi sul Jobs Act, proposti dalla Cigl.

Il sindacato aveva raccolto  3,3 milioni di firme per tentare di ripristinare le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori messe a dura prova dalla Riforma del lavoro. Fulcro politico dell’iniziativa della Cigl era proprio il quesito sull’art. 18 con cui si richiedeva di reintrodurre i limiti per licenziamenti senza giusta causa.

La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo elezioni anticipate: in questo caso, la legge (articolo 34 della legge 352 del 1970, che regola l’iter referendario) prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano congelati fino all’anno successivo.

“Continueremo la nostra iniziativa contrattuale e valuteremo di ricorrere alla Corte Europea, perché siamo convinti di aver rispettato le regole”. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha così commentato la bocciatura del più importante quesito referendario.

Via libera della Consulta agli altri due quesiti, che riguardano la cancellazione dei voucher con la soppressione delle norme relative al Buono per il lavoro accessorio e l’abrogazione delle leggi che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore.

Respinto il quesito sull’art.18  il più delicato tra i due rimasti è quello sui voucher sui cui il Governo ha già dichiarato di voler intervenire. In merito ai voucher, Camusso ha sottolineato che “sono aumentati del 27 mila per cento. Uno strumento malato è uno strumento malato, bisogna avere il coraggio di azzerarlo”. 

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