22 Settembre 2016 - 15:05

Juncker parla dell’Ue: “è alle prese con una policrisi”

Juncker parla della situazione attuale dell’Ue al Cese: “Siamo alle prese con una policrisi”. Poi sul patto di stabilità: “funziona”

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Il discorso che Jean-Claude Juncker ha pronunciato di fronte al Cese è la naturale continuazione di quello tenuto il 14 Settembre alla plenaria di Strasburgo sullo Stato dell’Unione Europea: “Quella dell’Europa è una vera e propria crisi esistenziale” aveva affermato Juncker in quell’occasione. E neppure davanti al Comitato economico e sociale europeo ha speso parole gentili per l’Ue: “L’Unione va molto male. Un anno fa dicevo che non c’era abbastanza Ue e dopo un anno non posso che ripeterlo. Le rotture e le fessure sono numerose e pericolose”.

“C’è ancora troppa disoccupazione,” – prosegue ancora il capo dell’esecutivo di Bruxelles – “anche se l’Europa ha creato 8 milioni di posti di lavoro. Inoltre la crisi riguardo i rifugiati, la Brexit e la mancanza di investimenti si fa sentire. La Ue è in questo senso davanti ad una policrisi”. Juncker ha continuato il suo discorso, sottolineando come la crisi riguardante i rifugiati sia quella cruciale all’interno dell’Unione, perché porta a divisioni interne che fanno male ai Paesi membri. “L’Unione non deve lasciare sole l’Italia, la Grecia o Malta, che sono i Paesi in prima linea. Hanno bisogno di assistenza.” – afferma il presidente della Commissione Europea – “Ammiro l’Italia, fa meglio della Grecia perché ogni giorno salva migliaia di vite. Le navi di tutta Europa portano i migranti in Sicilia e lasciano all’Italia il compito di nutrirli e ospitarli”.

 

Durante il suo discorso, Juncker sottolinea l’importanza della ripartizione dei rifugiati: “Alcuni Paesi lo fanno, altri dicono di no perché sono cattolici e non vogliono musulmani. Questo è inaccettabile, parliamo di esseri umani”. Altro punto cruciale è la necessità che i Paesi che non partecipano alla ripartizione dei migranti, partecipino però maggiormente al rafforzamento della protezione delle frontiere esterne che va attuata entro fine ottobre. Nel frattempo forse l’Europa dovrebbe impegnarsi a combattere le cause delle migrazioni di massa nei Paesi di provenienza. “Abbiamo lanciato un piano di investimenti per l’Africa” – ha aggiunto il presidente a riguardo – “se non investiamo in Africa, l’Africa viene in Europa”.

L’atteggiamento del capo dell’esecutivo di Bruxelles è critico anche sulla mancata ratifica dell’accordo di Parigi sul Clima. “E’ ridicolo, ne siamo stati i promotori! Gli Stati Uniti, la Cina, l’India e il Giappone ratificano e l’Europa? Così perdiamo la faccia sul piano internazionale. Ne va dell’influenza e della credibilità Ue nel mondo”.

Certo, se le parole nei riguardi dell’Italia sono state inizialmente pregne di ammirazione, sul terreno dei vincoli di bilancio Juncker sembra essere molto più critico, ponendosi contro quei governi che spingono in direzione della flessibilità. “Il patto di stabilità non è stupido e le cifre lo dimostrano. Nel 2009 il deficit medio era del 6,3%, ora la media è dell’1,9%. Questo significa che il consolidamento progredisce”. “Nel patto di stabilità, abbiamo già introdotto molti elementi di flessibilità.” – ha continuato poi Juncker – ” Inoltre abbiamo introdotto la clausola degli investimenti e l’Italia è l’unica che ne beneficia”.

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