29 Febbraio 2016 - 14:00

La Scarzuola, “città ideale” ispirata al teatro

Ideata dall’architetto Buzzi, La Scarzuola è una perla nascosta dell’Umbria. Addentriamoci, con A ZONzo, in un magico e surreale percorso di meditazione

[ads1]«Alla Scarzuola, quando qualcuno mi osserva che la parte nuova, creata da me, non è “francescana”, io rispondo: “Naturalmente, perché rappresenta il Mondo in generale e in particolare il mio Mondo – quello in cui ho avuto la sorte di vivere e lavorare – dell’Arte, della Cultura, della Mondanità, dell’Eleganza, dei Piaceri (anche dei Vizi, della Ricchezza e dei Poteri ecc.), in cui però ho fatto posto per le oasi di raccoglimento, di studio, di lavoro, di musica e di silenzio, di Grandezze e Miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione in solitudine, regno della Fantasia, delle Favole, dei Miti, Echi e Riflessi fuori dal tempo e dallo spazio perché ognuno ci può trovare echi di molto passato e note dell’avvenire…».

La Scarzuola, "città ideale" ispirata al teatroCosì, l’architetto Tomaso Buzzi (1900-1981), descriveva La Scarzuola, una costruzione surreale che sorge in Umbria, precisamente nella frazione Montegiove del comune di Montegabbione, in provincia di Terni. Costruita sulle adiacenze di un convento francescano fondato da San Francesco d’Assisi nel 1218, il quale vi piantò un cespuglio di lauro e di rose, facendo scaturire miracolosamente una fonte d’acqua (infatti la località deve il suo nome ad una pianta palustre, la Scarza, che il santo utilizzò per costruirsi una capanna), rappresenta una personale interpretazione della “città ideale”, una vera e propria allegoria escatologica dell’esistenza.

Il sondriese Tomaso Buzzi, architetto di giardini, restauratore, progettista e arredatore di importanti palazzi nobiliari, nonché uno dei principali designer del Novecento italiano, nel ’56 decise di ritirarsi a vivere in questo complesso conventuale del XIII secolo, che acquistò e restaurò tra il 1958 e il 1978, rimanendo fedele nella conservazione delle strutture originarie, ma creando nel parco circostante una sua “città ideale”, ispirata al tema della follia artistica, della scena teatrale e della rovina, mischiando il profano al mondo sacro.

Ideata da Buzzi ripensando a tutta la propria carriera artistica ed intellettuale, tracciando un percorso simbolico neo-illuminista riferito a conoscenze esoteriche e a sue intuizioni, viene concepita come una “macchina teatrale”, che comprende un insieme di sette teatri, raggruppati in sette scene teatrali, metafora della vita di ciascuno, sovraccariche di simboli e segreti, di riferimenti e di citazioni.

Ispirata al romanzo allegorico «Hypnerotomachia Poliphili» (pubblicato nel 1499, è considerato il libro più bello del mondo per il suo apparato iconografico), attribuito al frate domenicano Francesco Colonna (1433-1527), la città buzziana appartiene allo stile del neomanierismo ed arriva, tramite molteplici prospettive, ad un surrealismo labirintico, evocativo, sinuoso, antropomorfico, per certi aspetti geometrico, astronomico ma soprattutto magico.

Tomaso Buzzi ha lasciato, volontariamente, un’opera incompiuta, una scenografia teatrale che egli stesso definì «un’antologia in pietra». L’erede della proprietà, l’eccentrico Marco Solari (nipote dell’architetto lombardo), ne ha continuato la costruzione, utilizzando i progetti e gli schizzi lasciati dallo zio, introducendo i visitatori con entusiasmo, e con un pizzico di stravaganza, ai misteri di questo straordinario e teatrale percorso di meditazione e di iniziazione.

Come aveva anticipato all’ingresso il proprietario, la visita al sito somiglia a una seduta di psicoanalisi, dove egli stesso illustra gli stadi della vita che necessariamente ogni individuo deve affrontare, come l’abbandono della casa familiare e il distacco dalla propria madre. Marco Solari divide nettamente le persone: c’è chi lo considera un maleducato che spesso si perde in discorsi personali sulla visione del mondo, della vita e dei rapporti umani (che nulla hanno da spartire con l’architettura), offensivo nei confronti dei visitatori, bizzarro, irritante, un volgare che fa uso di un linguaggio scurrile (anche davanti ai bambini), che culmina in una risata isterica.

Un personaggio apparentemente folle, considerato anche come un artista brillante, colto, ironico, originale, geniale e volutamente provocatorio per ottenere riscontro dall’ascoltatore. Insomma, un pensatore filosofico completamente fuori dagli schemi, che però catalizza l’attenzione di chi lo segue, un protagonista assoluto della scena che affronta polemiche giuste e sacrosante, ammettendo molto spesso verità scomode, anche nei confronti dei mass media e della società convenzionale, tutti argomenti che l’essere umano, nella sua mediocrità, tende ad insabbiare.

Le visite guidate durano un paio d’ore e si effettuano tutto l’anno, su prenotazione, con gruppi di 8 persone (in mancanza del numero minimo, ci si accoda ad un gruppo già prenotato). Due simpatici amici a quattro zampe, tra cui il dolcissimo Sebastiano, accolgono gli ospiti, accompagnandoli alla scoperta delle meraviglie della Scarzuola.

In passato, il poeta Tonino Guerra aveva visto casualmente, su una rivista, le foto di questo villaggio e ne rimase affascinato, tanto da progettare di fare un film sulla storia della Scarzuola. «Quando una cosa è bella, non è chiara… e chi la guarda è solo lui che può pensare di poter dare un significato a quello che ha visto. Una bella cosa è quando ti rende diverso» disse, a tal proposito, lo scrittore e sceneggiatore romagnolo.

La Scarzuola, in definitiva, rimane un gioiello unico nel panorama dell’arte e dell’architettura contemporanea italiana ed europea, sorprendente per originalità ed invenzioni, che ancora attende di essere adeguatamente valorizzata nella sua importanza.

Tomaso Buzzi

Un posto magico, situato nell’Umbria rurale, a pochi passi da Fabro, una perla semisconosciuta che almeno una volta nella vita, soprattutto da chi ama il teatro, andrebbe vista, se non altro per quel clima surreale che somiglia al vuoto e al mistero indecifrabile dell’esistenza.

Per informazioni e prenotazioni si può chiamare al numero 0763/837463 oppure inviare un’email all’indirizzo di posta elettronica [email protected].

Il biglietto per visitare La Scarzuola costa 10 euro (comprende sia il parco che la chiesa).

Per guardare il video di Tonino Guerra sulla Scarzuola clicca qui.

© Fotografie di Paolo Pagnotta

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