24 Settembre 2015 - 10:59

Libroterapia, nuova frontiera terapeutica

Libroterapia

Libroterapia: il potere dei libri al cospetto dei nostri limiti e delle nostre potenzialità

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Polverosi o plastificati, cartacei o digitali, odorosi di stampa fresca o di pagine ingiallite dal tempo, i libri sono presenze mute dell’esistenza di quanti fanno dimorare la propria fantasia fra quelle righe di inchiostro. Gli scrittori sono come il buon samaritano: la loro penna può placare tempestose ansie, alimentare, come carbone, passioni oppure cullare maternamente dolori.

LibroterapiaNella quotidianità spilucchiamo libri per dedizione, alcune trame ci incatenano al finale e chiudendo l’ultima pagina avvertiamo la solitudine del lettore che tanto ha amato quei personaggi e che tanto ha vissuto quella storia. Oggi i libri sono protagonisti per quella funzione che da molti è bistrattata come inutile intellettualismo o, peggio, fanatismo nato da una moda ritrovata del momento grazie all’avvento del digitale.

Da oltreoceano giunge la promessa curativa della libroterapia, pratica strumentale che affianca il lavoro terapeutico. A parlarcene è la Dott.sa Antonella Triggiani, psicologa-clinica e psicoterapeuta che ci aiuterà a contestualizzare questo singolare approccio.

Biblioterapia/Libroterapia: è un termine coniato negli anni Trenta dallo psichiatra William Menninger e molto noto negli Stati Uniti. In che misura questo approccio può essere calato nel rapporto con il paziente?

“Senz’altro la libroterapia deve essere calata nel contesto relazionale paziente-terapeuta considerando il libro come un luogo di incontro e di scoperta per le parti del legame terapeutico. Può accadere che sia il paziente stesso a condurre il terapeuta nel libro del momento che in questo caso diviene un vero e proprio facilitatore della comunicazione. In questo senso mi piace parlare di lettura evocativa proprio perché permette, in una cornice psico-dinamica, di veicolare una consapevolezza di se stessi ancora immatura. Similmente il libro può essere un compito affidato al paziente attraverso letture mirate che sappiano canalizzare energie ed emozioni. Ad esempio, la lettura di infanzia può essere usata per esorcizzare paure e timori.”

Molto spesso la lettura può isolare dal mondo, come si può salvare l’aspetto relazionale?

“Tutte le forme di manifestazione dell’arte, dunque anche la lettura/scrittura, hanno una forte capacità evocativa in grado di rappresentare sentimenti primitivi e collanti. Il rifugio, esclusivo ed escludente, nell’arte è un pericolo insito in ogni passione ed è, per questo, indicativo della presenza di un disagio. Laddove accertato, dunque, il terapeuta potrà decidere di entrare nel mondo del paziente ed usare proprio il libro per cercare una connessione e pungolare la relazionalità sopita o negata. Ancora un volta, perciò, ritorna la natura strumentale del libro”

C’è il concreto pericolo che la “libroterapia” venga fraintesa e confusa con l’autoreferenzialità di una sorta di manuale di auto-aiuto?

“Riferendoci ai libri di settore della cultura psicologica, bisogna avvertire che il loro utilizzo non deve essere demonizzato ma neppure celebrato oltre il possibile. Di fronte a disagi che esigono un confronto ed un’assistenza diretta, essi non possono sostituire il supporto terapeutico. Diverso è il caso in cui si usino questi manuali come coadiuvanti di un percorso certamente non autoreferenziale.”

Spostandoci in una situazione diversa come può esserlo la gravidanza, quale ruolo può essere attribuito alla lettura di un testo sull’evoluzione del rapporto madre-feto?

“Molti studi si sono concentrati, ad esempio, sugli effetti del canto e della lettura durante la gestazione e nei primi anni di infanzia. La lettura a voce alta favorirebbe l’attività dei circuiti neuronali-cognitivi, nonché lo sviluppo emotivo del feto. Inoltre, deve menzionarsi non solo il potere rilassante di questa pratica ma anche l’influsso che essa ha nel rapporto madre-bambino laddove aiuta il riconoscimento della voce materna ascoltata durante la gravidanza.”

Assodate, perciò, le infinite potenzialità di una pratica che affascina il mondo fin dall’antichità, non ci resta che spigolare nelle nostre librerie per alimentare quell’intelligenza emotiva essenziale per riscoprire noi stessi e gli altri.

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