25 Aprile 2015 - 13:56

L’Italia e la Liberazione: 25 aprile 1945 – sempre

25 Aprile

A 70 anni dal 25 aprile 1945, la memoria diventa cruciale per un’intera nazione

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Il 25 aprile 1945 l’intera Italia fu svegliata dal comunicato via radio del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia che proclamava l’insurrezione di tutti i territori del nord occupati dai nazifascisti e la presa del potere da parte del CLNAI in nome del popolo italiano.

Al grido di “Arrendersi o perire”, che divenne il motto lanciato dai partigiani anche nei giorni a seguire, la nostra nazione si incamminava verso la fine di un ventennio di guerra ed oscurantismo per tutta la penisola.

Ancora oggi, a 70 anni da quell’evento, l’Italia commemora quel giorno con eventi e manifestazioni e mai come in questi anni il ricordo diventa fondamentale per tutta la popolazione.

Ricordo, innanzitutto, degli errori del passato: chi conosce la storia difficilmente commette due volte lo stesso sbaglio.

25 aprileRicordo della libertà di azione e scelta, valore, purtroppo, assai sottovalutato e spesso ignorato in nome delle decisioni del leader carismatico di turno.

Ricordo delle tante persone che hanno lottato affinché le future generazioni avessero garantito un domani migliore rispetto al loro.

Ricordo della diversità di opinione e di visione, perché il più delle volte il pensiero unico denota una società non del tutto funzionante.

Ricordo degli anni oscuri vissuti dalla nostra nazione, affinché non riaffiorino (e prevalgano) mai più quelle idee che portarono l’Italia verso il baratro della dittatura.

Il 25 aprile dovrebbe essere la festa di tutti ma come ogni anno si levano diverse polemiche durante questo giorno.

Il giorno della Liberazione deve però mantenere vivi questi ricordi, a dispetto di alcuni che invano cercano di riscrivere la storia, perché le gesta di quegli uomini e quelle donne che ci portarono fuori dalla dittatura deve far ricordare che la libertà non è poca cosa e che, soprattutto, va difesa con qualsiasi mezzo.

«Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti». – A. Gramsci  (“Odio gli indifferenti”)

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