22 Marzo 2017 - 12:44

Madagascar: la ricerca del proprio habitat

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Uscito nel 2005 e diretto da Eric Darnell e Tom McGrath, Madagascar è uno dei film d’animazione della DreamWorks di maggior successo

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Si presenta senza troppe pretese ma cambia il destino della DreamWorks, Madagascar è una pellicola di puro intrattenimento. Vivace, allegra, spensierata, un mix perfetto tra qualità artistica e qualità cinematografica per risollevare le sorti di una casa d’animazione che dopo 10 anni dalla sua nascita, contava più di un paio di intoppi nella propria marcia.

Tornano protagonisti caratterizzati e scene divertenti

Ciò che funziona in Madagascar è che ogni personaggio viene caratterizzato alla perfezione. Fin da subito salta all’occhio il poker dei protagonisti: Alex il un leone, Marty, una zebra, Gloria, un ippopotamo  e Melman una giraffa. Ogni personaggio ha le sue peculiarità ed insieme i quattro animali dello zoo si ritroveranno in un viaggio fantastico che li porterà a scoprire la loro vera natura.

Non a caso la DreamWorks sceglie nuovamente degli animali come i protagonisti del proprio racconto, animali che hanno bisogno di vivere nel loro habitat naturale, ma adagiati  grazie alle comodità che lo zoo di Central Park concede loro.

Attraverso una successione di sfortunati eventi e di imprevisti i quattro si ritroveranno sulla spiaggia africana del Madagascar dove impareranno non solo a convivere con la natura che li circonda, ma anche con se stessi.

La DreamWorks ritrova il proprio habitat: intrattenimento originale

In sole due parole forse può essere racchiusa la seconda fase della DreamWorks, quella che grazie a Shrek 2 sopravvive, e che grazie a Madagascar si rilancia. Sempre distante dalla morale delle fiabe a lieto fine, Madagascar è un Road-Movie che riflette soprattutto l’interiorità dei personaggi.  Il tutto, però, contornato da sfondi ed ambientazioni di altissima qualità, grazie alla tecnica CGI.

La DreamWorks torna nel proprio habitat: quello sano e di puro intrattenimento, partorendo una pellicola molto simile a El Dorado. Anche qui i personaggi hanno il desiderio di una vita migliore, di vivere allo stato brado, e di capire chi e cosa realmente sono. Gli stessi protagonisti, proprio nel capitolo citato, alternano alleanze e rivalità, sia attraverso situazioni molto comiche che attraverso momenti introspettivi e tecnicamente spettacolari.

Un plauso alla scelta del titolo

Le scelte stavolta, la DreamWorks le azzecca eccome. Sceglie di non basare l’intera storia su un singolo personaggio, ma riesce a mixare bene le situazioni dei 4 personaggi principali, ma come se non bastasse giocano un ruolo fondamentale – soprattutto per l’intrattenimento – quattro pinguini in versione 007 che cercano di tornare in Antartide. La scelta migliore è quella del titolo: non è ciò che fa un personaggio o ciò che è un personaggio, stavolta, ad essere il titolo della pellicola. Bensì è il luogo: Madagascar. Un posto dove ognuno può essere se stesso, dove nessuno è rinchiuso in gabbie d’oro, e dove ognuno trova il proprio posto.

Proprio ciò che serviva alla DreamWorks, ostinata concorrenza che affronta i grandi successi della Disney e della Pixar, ma che grazie ad idee originali, e soprattutto coraggiose, sta pian piano entrando con sempre maggior decisione nelle case dei telespettatori, che possono godersi 90 minuti di puro intrattenimento, senza pesantezza e senza troppi pensieri.

 

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