9 Maggio 2015 - 20:36

McDonald’s: lo sciopero dell’Expo

Al McDonald’s di Piazza San Babila improvvisamente i dipendenti scendono in strada a protestare, nonostante Expo: ma dopo l’iniziale scalpore già si avverte l’evanescenza di quell’inaspettata leggerezza dell’essere scioperanti

[ads1]

Al McDonald’s di San Babila, nel centro di Milano, quanto è accaduto ieri,  ha creato moderato scompiglio ma grande clamore: uno sciopero preparato e studiato da giorni, tenendo all’oscuro la società. Uno sciopero che sa di consapevolezza e di marketing del diritto al lavoro: oggi per essere ascoltati si deve creare frastuono, sfruttando il rumore di note manifestazioni. Ecco che i giorni dell’Expo servono a farsi sentire, denunciando lo schiavismo italiano del lavoro precario e mal retribuito.

Lo sciopero al McDonald's di San Babila

Lo sciopero al McDonald’s di San Babila

Ieri, all’ora di pranzo, come dovrebbe accadere in ogni sciopero che possa definirsi tale, i lavoratori del McDonald’s hanno deciso di alzare la voce, in rispetto di un diritto inviolabile e che oggi viene considerato un dovere verso le aziende. Dal McDonald’s sono così usciti tutti i dipendenti, tranne uno – “è la compagna del direttore”, la scusano ironicamente i suoi colleghi – sulle note di Bella Ciao.

Uno sciopero esemplificativo, quello al McDonald’s, nella speranza di mettere fine alla spinosa questione dei 24 mesi, trascorsi in assenza e in attesa del rinnovo del proprio contratto: un “contratto del turismo“, uno dei meno retribuiti (1100 euro al mese per i più fortunati). E la situazione più grave è quella che riguarda i contratti a 18 e 20 ore per un corrispettivo di 550 euro al mese, per cui il contratto a 40 ore è un privilegio che si acquista solo i 10 anni di attività presso lo stesso esercizio commerciale. Non considerando: “Abbiamo anche contratti da 8 ore settimanali, da 200 euro al mese” come raccontato dalla delegata Isa Tonoli. Agli increduli clienti in fila hanno risposto con rabbia i lavoratori, che così hanno spiegato il loro sciopero: “Dobbiamo pagarlo noi, con le nostre buste paghe al palo, il prezzo di Expo?”.

A questo, nelle prossime settimane, seguiranno in modo programmatico altri scioperi in altri esercizi della città e della provincia. E dopo lo scalpore iniziale già si avverte l’evanescenza di quell’inaspettata e fantasmagorica leggerezza dell’essere scioperanti. Chi se ne ricorderà domani?

[ads2]