5 Gennaio 2017 - 13:02

Monsters University – Come NON fare un prequel

monsters university

Non molto tempo fa ho elogiato Monsters & Co., inserendolo tra i grandi successi dei lungometraggi Pixar. Una storia originale, un tema profondo e riflessivo. Ma la Pixar, dopo Cars 2, pecca in un altro sequel (per la storyline prequel) che spacca al botteghino, ma delude per contenuti

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Criticare un film della Disney Pixar non è mai facile, anzi, forse Monsters University è il primo e fin qui unico a meritarsi un’insufficienza tra i colossi Pixar. Nel mondo del cinema non sono nuove le saghe, storie che lasciano appositamente col fiato sospeso per essere riprese in ulteriori e successivi capitoli; ma con Monsters University la Pixar fa il passo più lungo della gamba e toppa, e non poco, offrendo una storia che non sembra da Pixar.

Sulley e Mike: prima d’essere spaventatori

La trama presenta gli stessi protagonisti del capitolo principale: Sulley Sullivan, promettente spaventatore, e Mike Wazowski, appassionato al reparto spaventi. Di nuovo c’è l’ambiente: l’università. Fin qui l’idea è più che apprezzabile, ed il primo tempo del film rappresenta fedelmente due personaggi che conosciamo già nel futuro, lo spettatore è posto nelle condizioni di conoscere come diverranno i personaggi che sta vedendo, e mantenere coerenza, soprattutto logico-temporale, è la più grande missione di un prequel. Mike studia rigorosamente ma non è portato per lo spavento; Sullivan invece è l’esatto opposto, e si comporta come un fighetto qualsiasi del Campus quando in realtà è terrorizzato persino da se stesso.

Cosa non funziona?

La magia della Pixar non è mai in ciò che racconta. Ma in come lo fa. Non servono neppure colonne sonore, effetti speciali o digitalizzazione delle animazioni alla vanguardia, ma basta la capacità di trasmettere un messaggio con originalità, emozioni e soprattutto, coinvolgimento dello spettatore. Bene, Monsters University non attraversa lo spettatore. Seppur divertente, seppur interessante, seppur abbastanza (ma non troppo) coerente con se stesso (un po’ meno con Monsters & Co.), non è la classica storia Pixar che rimane impressa. Non ci sono personaggi indimenticabili, non ci sono discorsi toccanti o scene di silenzio che urlano al cuore dello spettatore. Questo accade quando si punta al mercato, al nome o al brand conosciuto e si tralasciano “dettagli” che poi in realtà sono fondamenta di una casa d’animazione.

Il concetto del terrore diversificato

Monsters & Co. era una storia che ci illuminava su come a volte si abbia una preventiva e superficiale paura del diverso. Con Monsters University era probabilmente eccessivo chiedere di cavalcare quell’onda in quanto, comunque, gli eventi sono antecedenti. Che senso avrebbe avuto che Mike e Sulley avessero stretto amicizia con gli umani all’università? Ma il messaggio forte – che poi forte non è – di Monsters University non regge, e soprattutto non regge il paragone con altri lungometraggi Pixar. E’ interessante vedere come Mike si applichi ma non riesca a spaventare e come nasca l’amicizia con Sulley. Il tutto però è un po’ troppo stereotipato e, purtroppo, troppo prevedibile.

Cosa salvare: quando si campa di rendita

Probabilmente ciò che più possiamo apprezzare di questa pellicola sono i riferimenti e gli Easter Egg a favore di Monsters & Co., questo perché alla fine caratterizzano un po’ quelli che sono i rapporti del film che abbiamo tanto apprezzato nel lontano 2001. La rivalità tra Randy e Sulley che combattono per stabilire chi è il più spaventoso, rivalità nuovamente aggiornata ed amplificata in Monsters & Co., o il cameo di Roz come presidente del CDA (personaggio che poi gestirà in segreto la Monsters & Co. Production nell’altra pellicola). Ma il fatto che gli aspetti più interessanti della saga siano gli Easter Egg, quando si tratta di un prequel/sequel, non è buon sintomo. Se in Toy Story ne abbiamo a palla, è anche vero che lì abbiamo anche una storia capace di evolversi ed emozionare sempre più.

Già, con Toy Story la Pixar ha fatto centro alla grande, con Cars si è leggermente salvata in calcio d’angolo (in attesa di Cars 3 nell’estate 2017) ma con i mostri ha, purtroppo, toppato. Probabilmente un sequel sarebbe stato più interessante, nonostante sia carina l’idea di mostri universitari. Ma parlare ad opere già fatte è troppo facile rispetto alla difficoltà nel realizzarle, e sicuramente anche il peggiore film d’animazione della Pixar è di gran lunga superiore a tanti altri prodotti multimediali che scorrono in televisione o sul web.

Monsters University non è la pellicola migliore per iniziare ad amare la Pixar, ma questo la Pixar lo sa.

Passeranno infatti due anni per rivedere un lungometraggio sul grande schermo. E la Pixar tornerà a lasciare a tutti a bocca aperta.

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