22 Ottobre 2015 - 19:06

Nichi Vendola e l’evoluzione della Sinistra nella parola “Cosa”

Vendola

In un intervista a Il Manifesto il leader di SEL, Nichi Vendola, espone il nuovo progetto per la sinistra italiana. La nuova “Cosa Rossa”, però, rimarca le mancanze delle svolte precedenti (la “Cosa” e la “Cosa 2”) pur non provenendo dalla stessa storia partitica

[ads1]

Da circa 25 anni il termine “Cosa” è legato in maniera indissolubile all’evoluzione della sinistra italiana.

In principio la locuzione fu utilizzata dall’allora segretario del PCI, Achille Occhetto, per descrivere, dopo il XX congresso del partito (o solo ventensimo come dichiarato dalla maggior parte degli aderenti alla manifestazione), il nuovo soggetto di stampo socialdemocratico che si stava creando in seguito della caduta del muro di Berlino e all’abbattimento della divisione mondiale fra Est ed Ovest.

Nel nuovo apparato creato (il PDS), però, l’aria che si respirava era ancora quella del cambiamento e il nuovo segretario, Massimo D’Alema, decise di trasformare di nuovo il partito, portandolo ancor di più verso posizioni “liberal” se non proprio verso il centro, inaugurando la “Cosa 2”.

Nonostante provenga da un’estrazione differente (ma parallela per certi versi), anche l’ex Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha riproposto, nell’ambito della sinistra, il cambiamento per gli anni a venire attraverso la “Cosa”.

Infatti, il Presidente di SEL, in una lunga intervista al quotidiano “Il Manifesto”, ha svelato le prossime mosse che il suo partito intende perseguire e con quali alleati intende dialogare.

Nichi Vendola e Pippo Civati

Dopo aver ragionato su diverse situazioni inerenti la “penisola Italica”(tra cui le quelle di Milano e Roma), Vendola si è soffermato sul nuovo progetto della sinistra italiana: la “Cosa Rossa”.

La nuova entità lanciata da SEL, e già operante a livello parlamentare, contempla una nuova struttura in cui trovano accoglienza il gruppo facente capo a Vendola e l’ala dei Civatiani (senza chiudere la porta ad altre entità createsi a “sinistra di Renzi”).

Il nuovo assetto, sarà per il nome o per una maledizione legata alla locuzione in questione, si muove però in maniera non dissimile da quelli citata in precedenza, ignorando, come allora, alcuni presupposti di base fondamentali per la tenuta della “Cosa” stessa.

Infatti, come con Occhetto prima e D’Alema poi, si tende ad instaurare un discorso fondato sulla netta contrapposizione con il candidato di punta (Berlusconi allora, Renzi oggi), limitando al massimo la nuova proposta politca.

Allo stesso tempo, inoltre, il requisito fondamentale (condivisibile per alcuni aspetti ma limitativo per tanti altri) per far parte del nuovo soggetto è l’essere “anti-renziano”.

In questi caso, come già accadde con Berlusconi in precedenza, il tentativo di contrastare l’avversario maggiore porta esclusivamente a rendere centrale, e quindi importante, il “competitor” criticato (che ne trae esclusivamente vantaggio).

Infine, il progetto, l’ennsimo dopo le trasformazioni avvenute dopo la scissione con Rifondazione Comunista, rischia di determinare l’ulteriore perdità dell’identità di base (in nome del contrasto al “leader dispotico e prepotente”) e allo stesso tempo marginalizzare sempre di più le due compagini.

Le prossime elezioni amministrative potrebbero proporre uno scenario a dir poco impressionante, dove taluni inseguono i nemici di sempre (perchè spesso fra conterranei ci si intende) ed altri a commettere gli errori di sempre.

[ads2]