30 Novembre 2016 - 20:24

Omicidio Cox e Brexit: processo normale o partigianeria politica?

Il giudice si esprime sull’omicidio Jo Cox: “Fu terrorismo politico”, in un clima dove fazioni Brexit e anti-Brexit continuano a condurre un conflitto invisibile.

[ads1]

E’ stata espressa la sentenza sul caso inerente all’omicidio della deputata laburista uccisa durante la campagna contro il Brexit. La vittima è stata pugnalata 15 volte e sparata tre volte con una pistola, al grido “Britain first”. La corte londinese di Old Bailey ha emesso un verdetto su Thomas Mair, 53enne e attivista politico dell’estrema destra inglese. Per i magistrati inglesi si tratta di “terrorismo politico”. L’imputato non ha difeso strenuamente la propria innocenza, rifiutandosi di essere interrogato. Effettivamente, tutte le prove hanno dimostrato la colpevolezza dell’uomo, tanto che lo stesso processo è stato concluso in appena dieci giorni. L’attentato sarebbe stato preparato con la massima cura, al chiuso dell’abitazione dell’assassino, costellata di testi di orientamento nazista e razzista, inneggianti al razzismo e colmi di slogan deliranti. Il giudice Wilkie, colui che si è occupato di emettere la condanna per il carcere a vita per Thomas Fair, ha esclamato: ““Lei non è un patriota, non ama il suo Paese, è un ammiratore del nazismo e di altre dottrine improntate alla supremazia bianca da imporre con la violenza”.

Al di là del gesto dell’uomo, senza dubbio atroce e condannabile, ricolmo di fanatismo e deliri terroristici, soffermiamoci per un attimo sul contesto sociale e politico nel quale è stata emessa questa sentenza. Non si può negare il fatto che questo processo fosse riconducibile a una motivazione esclusivamente relativa al reato commesso dall’uomo. Si dovrebbe invece sottolineare la valenza fortemente politica della Brexit, che funge da cornice allo stesso processo. Significative, a tal proposito, le parole del pm Richard Wittam, il quale si è espresso parlando di “omicidio premeditato”, (e fino a questo punto è una conclusione plausibile), per poi svilire tutto il valore giuridico del processo con l’affermazione “un omicidio politicamente motivato”. Dunque, non si tratta di un semplice dovere da giuristi, bensì di un accanimento mediatico e giudiziario verso la fazione politica anti-europeista, la quale ha recentemente vinto il referendum sulla Brexit. Si suppone una sorta di rivincita (o frustrazione?) per non aver raggiunto l’obiettivo, con l’intento di strumentalizzare un folle estremista per dipingere in malo modo l’intera galassia no-UE, la quale propugna un riformismo sano e democratico, non dipendente dalle ricette neo-liberiste europee. Si auspica uno svolgimento dei futuri processi all’insegna della coerenza giudiziaria, non della partigianeria politica.

[ads2]