12 Novembre 2016 - 11:23

P3, ovvero l’Italia che non perde il “vizietto”

La P3, l’organizzazione segreta capeggiata da Carboni e Verdini, riemerge sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali. Il nuovo piano di propaganda nazionale, secondo la Procura di Roma, è stato, più volte, ad un passo dall’influenza sulla Corte Costituzionale

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La storia italiana, da sempre, si è caratterizzata per la formazione di un “substrato istituzionale” che, agendo per propri interessi, ha cercato, in maniera parallela, di influenzare le scelte statali.

P3

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Anche gli anni duemila si sono resi celebri in questo senso e nella settimana del processo sull’omicidio Calvi, il banchiere, ucciso a Londra nel 1982, in affari con la loggia massonica P2 (nei cui affari erano coinvolti anche Michelev Sindona, il banchiere delle mafie, e lo Ior , la banca vaticana,di Marcinkus), è riemerso quel perverso vizietto italico per gli organismi para statali.

Infatti, attraverso un’indagine partita nel lontano 2010, la Procura di Roma ha ricostruito il nuovo piano di propaganda, messo in atto dall’associazione segreta denominata P3, portato avanti, prevalentemente, dal duo Carboni (già coinvolto nell’omicidio Calvi) – Verdini.

Oltre agli sconvolgenti fatti emersi, si parla di una serie di reati che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio fino alla diffamazione e violenze private, e alle conseguenti richieste di condanne (fra cui quella per 4 anni al “Padre Costituente” Verdini), ciò che porta ad un’attenta riflessione è tanto il modus operandi messo in atto dalla P3 quanto l’antica attitudine, tutta italiana, di influenzare lo Stato attraverso un anti – Stato.

Per quanto riguarda il primo punto, ciò che maggiormente balza agli occhi dei più è la facilità d’azione e di persuasione dell’intero apparato repubblicano.

In pratica, accanto al “business” dell’olico in Sardegna, l’organizzazione era riuscita nella duplice azione di dossieraggio da un lato, con riferimento specifico alla vicenda Caldoro, e, ancor più grave, di condizionamento, fortunatamente sventato, della Corte Costituzionale nella vicenda sul Lodo Alfano.

Tutto ciò, in pieno stile massonico, rende visibile un “modus operandi” in cui emergono due tratti specifici: l’eliminazione del “personaggio scomodo” attraverso trame di potere e il ricorso alla propria autorità per determinare un altro corso storico.

Considerando il secondo elemento, invece, si può facilmente notare che in Italia non si è mai persa la volontà non solo di detenere uno specifico potere, spesso ottenuto in maniera impropria, ma anche di determinare il futuro di una nazione a proprio piacimento.

Questo, considerando tanto il caso P3 quanto quelli passati (leggi P2 e Gladio), mostra come, nel nostro Paese, sia divenuto di uso comune, grazie ad una facilità di azione nelle istituzioni, agire all’interno del “substrato” statale e rendersi reali artefici del divenire nazionale.

Tutta la vicenda, però, nasconde un grande messaggio in cui si esplicita che il Belpaese non è, e non sarà, mai veramente al sicuro e che il disegno di propaganda nazionale, quello stilato da Gelli e compagni a cavallo fra gli anni 70 ed 80, cercherà sempre di penetrare all’interno del nostro territorio, nascondendosi dietro volti nuovi ed azioni, apparentemente, per il bene dell’Italia.

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