22 Marzo 2017 - 11:25

Pace di Fabrizio Moro è un viaggio catartico, un’immersione a capofitto tra i meandri di una sempiterna irrequietezza

Pace

Pace è l’omonimo secondo estratto del nono album in studio di Fabrizio Moro. Dopo Portami via, brano con cui il cantautore si è piazzato 7° a Sanremo, Pace prosegue il percorso e accompagna l’ascoltatore verso l’universo interiore di Moro che sceglie di mostrarsi meravigliosamente fragile e semplicemente umano

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Pace ha l’aspetto di un’istantanea che ritrae quasi in maniera estemporanea un Fabrizio Moro assorto tra quei propositi che così naturalmente rappresentano l’incompiutezza dell’essere umano. Non è difficile immaginarlo con “la testa fra le mani” come cantava appena dieci anni fa in Pensa, pezzo contro l’abusivismo e l’oppressione delle mafie che gli consentì nel 2007 di raggiungere la vetta sanremese e molto probabilmente la notorietà.

Tolgo gli occhiali da sole per guardare il sole/ butto un pacchetto di Marlboro e per l’ennesima volta/ mi ripeto che mai più le fumerò

Una spirale di irresolutezza disegna un cerchio che non si chiude con perfezione geometrica, tutt’altro esalta progetti di vita lasciati a metà o forse mai iniziati. Quante volte si è detto di smettere di fumare, eppure tra le dita consuma ancora le sue affezionate Marlboro. Quante volte si è ripromesso di far spazio tra gli impegni e di costruire i giusti incastri, per inserire quella maledetta dieta che proprio non vuole andare giù. Quante volte si è detto di poter tenere tutto sotto controllo, trascurando certi demoni interiori che si nutrono di passato e la notte premono sul cuore come fossero macigni.

I turbamenti sul futuro si appiattiscono al guinzaglio/ che ora stringo forte/ Ho programmato la mia dieta e gli impegni/che da domani avrò

Il flusso coscienziale che si verifica e accade in Pace si concede di tanto in tanto attimi illuminanti che hanno le sembianze di una epifania di meraviglia. Sono i raggi caldi e  penetranti di quel sole che viene menzionato all’inizio del testo, lo stesso che ricorda al cantautore la bellezza delle piccole cose, troppo spesso oscurata dalla saccenteria della complessità.

Faccio la spesa dentro a un centro commerciale/ mentre osservo la bellezza e mi ripeto:/dovrei approfondire quello che non so

L’immagine dipinta in queste strofe impresse su carta con la stessa forza di una falce che leva via l’erba secca, racchiude quel senso di tormento e di sgomento in cui si trova chi non riesce a trovare pace e similmente vorrebbe depurare e alleggerire l’animo. Non è strettamente di Fabrizio Moro che si sta parlando, ma più in generale dell’essere umano e delle sue infinite debolezze impossibili da tenere a bada. La mancata soppressione di sbagli e smacchi che inevitabilmente ritornano calano Moro che si eleva a rappresentante di un’umanità un po’ smarrita, in un costante ed inguaribile senso di irrequietezza.

Cerco solo il modo/ di trovare la pace che non ho/ Ci sono giorni a cui non riesco a dare un senso/a percepire bene tutto quel che penso

Irrequietezza catartica, sì proprio così, e non si tratta né di un paradosso, né di un ossimoro, ma di una rivelazione. Perché molto spesso a cospetto della enormità insormontabile delle situazioni che la vita pone davanti, l’unico modo di reagire che è alla fine un meccanismo di difesa, è quello di mostrarsi essenzialmente per quello che si è, cadute e acciacchi ideologici annessi. E così un atto sessuale abbatte l’ipocrisia di certi luoghi comuni ed ha la forza di purificare e di lavare via la paura di non riuscire a cogliere appieno “il senso di ogni cosa”.

Sono un uomo che ama e poi rinnega/ a volte invece non si spiega mai l’essenza della vita/ per sentirla basta farsi nient’altro, nient’altro che una sega

Se determinati accadimenti riescono almeno per qualche istante a restituire pace, serenità, appagamento sia esso fisico o mentale, non è altrettanto scontato che questi attimi di vita coincidano realmente con il concetto più assoluto di pace. In Pace infatti, Moro sta ben attento a distinguere queste momentanee sensazioni dalla Pace vera, quella che ancora non ha trovato.

Cerco la pace non è mai arrivata/per dare un senso a una vita sbagliata/ vedo me stesso nei tuoi turbamenti/ e poi mi chiedo se senti dentro/Io cerco te

La trama testuale di Pace volge all’epilogo nel migliore dei modi e romanticamente fa rima con il più nobile e ricercato dei sentimenti. L’amore di una donna, di una figlia, l’amore per la musica possono ora smontare invalicabili mura per condurre finalmente verso un’altra forma di amore, quella verso sé stessi e non egoisticamente parlando. L’amore che protegge dai turbamenti e tiene lontano da un passato oscuro e senza sole.

Ecco il testo di Pace

Tolgo gli occhiali da sole per guardare il sole
butto un pacchetto di marlboro e per l’ennesima volta
mi ripeto che mai più le fumerò.
I turbamenti sul futuro si appiattiscono al guinzaglio
che ora stringo forte.
Ho programmato la mia dieta e gli impegni
che da domani avrò.
Faccio la spesa dentro a un centro commerciale
mentre osservo la bellezza e mi ripeto:
dovrei approfondire quello che non so.

Cerco solo il modo
di trovare la pace che non ho.
Ci sono giorni a cui non riesco a dare un senso
a percepire bene tutto quel che penso
sono un uomo che ama e poi rinnega
a volte invece non si spiega mai l’essenza della vita
per sentirla basta farsi nient’altro, nient’altro che una sega.

Cerco solo il modo
di trovare la pace che non ho.
Cerco solo il modo
di trovare la pace che non ho…
Na na na
Na na na
Na na na na…
Na na na
Na na na
Na na na na…

Cerco la pace fra le cose che ho in mente
fra tanta gente che non cerca niente
nel dubbio amarti in un posto nel cielo
nell’incertezza fra il falso ed il vero.
Cerco la pace non è mai arrivata
per dare un senso a una vita sbagliata
vedo me stesso nei tuoi turbamenti
e poi mi chiedo se senti dentro (che)
Io cerco te
Io cerco te
Io cerco te

Io cerco te.
Io cerco te
Io cerco te
Io cerco te.

 

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