5 Febbraio 2015 - 18:30

Crack del Patto del Nazareno, emendamento vendetta per Silvio?

Patto del Nazareno rotto, il governo riformula un emendamento sulle frequenze tv in digitale. Palazzo Grazioli: “Renzi non farà prigionieri”

[ads1] Che il Patto del Nazareno fosse in crisi era cosa ben risaputa. L’uscita di Mattarella a nuovo Presidente della Repubblica è stata una brutta botta per l’entourage berlusconiano. Ben altri nomi circolavano nelle stanze di Palazzo Grazioli, tra cui quel Giuliano Amato che Renzi proprio non poteva scendere giù. Troppo astuto l’ex sindaco fiorentino per cadere nella trappola berlusconiana. Quest’ultimo, accettando Amato, si sarebbe per forza di cose consegnato nelle mani della triade Berlusconi – D’Alema – Amato. Ecco allora il nome di Mattarella, nome gestito con parsimonia per evitare eventuali ritorsioni da parte dei franchi tiratori.

Franchi tiratori ci sono stati, ma questa volta erano tutti posizionati nelle schiere forziste. Ben 43 i grandi elettori, che hanno girato le spalle al leader Silvio Berlusconi votando per Mattarella. Lo strappo, quindi, è duplice e diventa inevitabile in un partito che rischia di esplodere sotto i colpi di un Fitto che spinge inesorabilmente ad assumere il timone della nave.patto del nazareno

Il day after Mattarella diventa un attentato a quel Patto del Nazareno che tanto aveva appassionato gli addetti ai lavori. Un incontro a tratti mistico, ma dai risvolti tragici visto che il filo che legava Renzi a Berlusconi viene definitivamente staccato dall’elezione del Capo dello Stato.

La rottura del Nazareno è pesantissima. E’ questa la sensazione che corre sulla schiena di Silvio Berlusconi nel momento in cui nel milleproroghe di questa mattina, il governo riformula un emendamento sulle frequenze tv in digitale. L’effetto è devastante: 50 milioni di euro a Rai e Mediaset da ridistribuire ad altri operatori. La lettura politica è spietata, che chi in Forza Italia già parla di “vendetta” legata alla fine del Nazareno.

[ads1]

Quella stessa lettura che al ministero dello Sviluppo negano. Interpellate, fonti del Mise spiegano che non è una ritorsione politica. E allora, partiamo dall’inizio. Fino a ieri sera, era stabilito che della questione tv, di fatto, ce se ne occupasse nel 2015. Così era scritto nella legge di stabilità. In serata viene “sfornato” l’emendamento. O meglio “riformulato”, come notano i parlamentari presenti in commissione Finanza questa mattina. È l’emendamento 3.52, relativo all’articolo 3.

Il testo è questo: “L’importo dei diritti amministrativi e dei contributi per i diritti d’uso delle frequenze televisive in tecnica digitale, dovuto ai sensi degli articolo 34 e 35 del citato decreto legislativo dagli operatori di rete operanti in ambito nazionale e locale, è determinato con decreto del ministero dello Sviluppo economico in modo trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio ed obiettivo sulla base dell’ambito geografico del titolo autorizzato”.

E ora la paura è che questo sarà solo l’inizio: “Renzi – spifferano a Grazioli – si muove come uno che non fa prigionieri”. Una dopo l’altra potrebbero saltare tutte le “salva-Silvio”. E’ questa l’aria che tira. La “salva-Silvio” implicita su Mediaset, ma anche la famosa “salva-Silvio” sul 3 per cento che il governo avrebbe dovuto portare al consiglio dei ministri del 20 febbraio. Ai posteri l’ardua sentenza.

[ads2]