7 Settembre 2015 - 10:00

Paura, autobiografia di Dario Argento

Paura, l’autobiografia di Dario Argento, che nasce per fare chiarezza con se stesso

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Paura è l’unico titolo che sono stato in grado di dare alla mia autobiografia, perché si associa facilmente a me“, così comincia a parlare del suo libro il maestro del cinema noir, Dario Argento.

Il libro nasce dal bisogno di fare chiarezza con se stesso e con gli altri, per confermare o smentire verità e bugie dette su di lui nel corso degli anni.

A volte, troppe interpretazioni forzate, lo hanno definito qualcosa in cui non si riconosce; quest’autobiografia è “tutto ciò che si poteva dire sulla mia vita“, afferma l’autore.

paura

Paura, la nuova autobiografia di Dario Argento

La vita di Dario Argento trapela pagina dopo pagina per confessare intimità e paure vissute, raccontare la sua carriera (giornalista, sceneggiatore, regista, maestro di un genere), descrivere le circostanze in cui prendono forma le sue storie, le sue influenze, i suoi incontri. Dario Argento si apre al suo lettore, che è stato o potrebbe essere anche uno spettatore dei suoi film. Il cinema rappresenta un momento molto importante della sua vita, il mezzo in cui esprime il suo inconscio, il suo sguardo sulle cose.

Si parla dell’inganno dell’immagine e della memoria “fallace” come due meccanismi che alimentano la creatività del maestro Argento, ma sono anche le due condizioni del cinema noir, perché l’occhio interpreta la realtà filtrandola attraverso esperienze soggettive, stati d’animo, cultura e pulsioni. Dentro l’occhio umano la realtà assume forme verosimili, nell’interpretarla la modella, fino a violentarne l’obiettività. L’immagine si porta con sé una parte di finzione, costruita da uno sguardo personalizzato delle cose che interpreta, non guarda soltanto.

Dario Argento ha un rapporto autoriale con il cinema, perché nel suo genere ha saputo sperimentare e rinnovare. Profondo Rosso è l’esempio più importante, in cui la musica diventa istanza narrativa, personaggio, non solo commento musicale.

Un autore che cerca di trovare, nel suo percorso artistico, un contatto con le dive del cinema del passato, per comprendere come e in quale modo sia avvenuto il passaggio dal divismo alla decadenza.

Sigmund Freud è un’altra tappa formativa per il regista, la mente con cui si confronta per entrare nella complessità del suo inconscio. L’inconscio rappresenta il motore dell’espressione artistica di Dario Argento, in cui ritrova la dimensione onirica. La paura è nelle suggestioni, nel metafisico, è in una casa abbandonata e isolata, nel corridoio da attraversare tutte le sere per andare a dormire lasciando momentaneamente i punti di riferimento da parte (i genitori), si manifesta in un’architettura dalle forme barocche, in un’atmosfera gotica alla Edgar Allan Poe.

Un testo autobiografico Paura di Dario Argento, che ripercorre tutta la sua vita attraverso gli occhi di un regista che fa della soggettiva il modo di scrivere nello schermo e con l’immagine la sua paura, in cui gli spettatori si potranno identificare o prendere le distanze.

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