10 Marzo 2016 - 11:25

PD, ovvero come arrivo al “Partito della Nazione” attraverso le primarie

Le primarie del PD evidenziano ancora una volta il vero obiettivo del Segretario/PD Renzi. Fra cosentiniani, cuffariani e altri reduci prende sempre più forma il “Partito della Nazione”

[ads1]Nel XX secolo i filosofi Rovatti e Vattimo portarono alla luce una teoria particolare molto attuale, quella del “pensiero debole”.

Il pensiero debole si presenta come una forma particolare di nichilismo caratterizzato da specifici punti quali la presenza di un ruolo forte del soggetto, un binomio essere-verità, intendendo l’essere come fondamento forte di tutto ciò che è e la verità come sua manifestazione e autoevidenza, l’ottimismo di fondo circa la governabilità e l’interpretazione sulla congenialità, sulla “simpatia”, sul coinvolgimento comunicativo.

Pd

L’evoluzione di questa idea, ben sviluppata dai due pensatori italiani, non sembra mai essersi bloccata e, addirittura, si è insinuata in tanti altri ambiti da coinvolgere addirittura il “sentire politico” comune italico.

Anche in questo caso, come ormai da due anni a questa parte (in contemporanea con l’ascesa di Renzi ai vertici dello Stato e del proprio partito), il protagonista assoluto delle vicende nazionali è il Pd.

I “democrats” italiani (“unicum” nell’ambito politico internazionale) si sono distinti per l’ennesima volta attraverso le celebri, e tanto acclamate, primarie.

Nonostante gli scandali passati e le pessime figure sulla vera natura di uno strumento quanto mai anti-democratico (di volta in volta va in scena l’impari sfida fra il signor nessuno e il candidato ufficiale della “dispotica maggioranza”), il Pd, guidato dal Segretario/Premier Renzi, ha mostrato, attraverso la selezione interna dei propri candidati, il vero progetto che intende portare avanti.

Da Napoli a Roma, passando per le tante altre città coinvolte nelle diverse competizioni locali, i democratici grazie alle primarie hanno gridato all’Italia intera quale è vero intento per il futuro prossimo: il “Partito della Nazione”.

Infatti, al di là della mera cronaca che ha coinvolto esponenti cosentiniani, cuffariani e chi più ne ha più ne metta, si può dire che l’obiettivo renziano è ormai una realtà.

Il progetto, anche in questa occasione, ha evidenziato le sue peculiarità: isolamento (ed eventualmente sgretolamento) della minoranza interna, centralità del voto moderato (attraverso l’unione con le anime più “disparate” che si rifanno alla tradizione della vecchia DC, quindi da Verdini a Franceschini passando per Alfano, divenuto uno dei maggiori fautori della tradizione popolare italiana) e, soprattutto, investitura, con annesso appoggio indiscusso, del leader carismatico e, a suo dire, nuovista.

L’eclatante episodio di Napoli, che ha prodotto anche l’ulteriore “spaccatura” fra i mastini campani (Bassolino da un lato e i deluchiani, confluiti nella maggioranza renziana dopo le vicende dello scorso anno, dall’altro) rappresenta solamente il culmine di un susseguirsi di vicende che da un lato tendono al populismo(“almeno apparente”) e dall’altro puntano al nuovo “unicum” scomparso dalle scene nostrane dal 1948(dopo anni più che bui) e ricomparso con prepotenza attraverso il leaderismo del XXI secolo.

Quando la gente rimpiange tempi amari per l’Italia(ricordando troppo lui) non si accorge di aver ricostruito qualcuno il cui obiettivo è praticamente lo stesso. [ads2]