16 Maggio 2016 - 16:12

PD e “res pubblica”, “comando” più che gestione dello Stato

A poche settimane dalle elezioni amministrative, il PD mette in atto le sue mosse per influenzare l’ “andamento democratico”. Giorno supplementare per la tornata (e quasi sicuramente anche per il referendum) e nuova riforma della giustizia sono le nuove “armi di distrazione” di Renzi&co

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Nella commedia di Woody Allen “Il dittatore del libero stato di bananas”, datata 1971, il gruppo di rivoluzionari locali (tra cui Fielding Mellish , interpretato proprio dal comico statunitense), in piena opposizione con il regime dispotico presente, decide di “ribaltare” le sorti del paese e prendere il comando della piccola repubblica.

Un volta preso il “potere”, però, il capo dei rivoluzionari si rivela ancor più dispotico del suo predecessore a tal punto da imporre “leggi” assurde che permettono di accentrare ancor di più il potere nelle sue mani.

Anche nella nostra “amata” penisola, soprattutto nelle ultime settimane antecedenti all’importante voto per le amministrative, la “smania di potere” porta a delle decisioni strane e a dir poco discutibili.

Pd

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Nello specifico, le ultime due giornate possono essere ricordate per un doppio tentativo di indirizzare la “vita democratica” del Paese attraverso l’ “influenza” sia dell’ambito “partecipativo” che di “controllo”.

Partendo dal primo punto, la “novità” assoluta è rappresentata dalla “giornata supplementare” per le elezioni amministrative (si parla anche del referendum costituzionale di ottobre).

Grazie ad un imprevisto e “furtivo” colpo di mano, il trio Alfano-Renzi-Orlando, “fiutando” l’ulteriore distacco dei cittadini dalla discussione politica(anche a seguito delle ultime indagini che hanno coinvolto l’ambito locale), hanno ben pensato di “allungare” le giornate disponibili di voto, invogliando, addirittura, alla partecipazione.

La “mossa”, quasi preparata per un copione noto da diverso tempo, mostra il vero obiettivo del Pd e degli alleati di governo: il tentativo di “forzare la partecipazione democratica” muove dall’esigenza di “maggiore legittimazione locale” sfruttando tutti i possibili meccanismi che “alimentano” le singole realtà locali fino all’ultimo.

Inoltre, un’eventuale partecipazione maggiore durante la tornata, si legittimerebbe il governo a prolungare l”election day” di ottobre sventolando la carta della “partecipazione elettorale” (per nulla considerata con il referendum abrogativo).

Il secondo ambito, invece, riguarda la bozza di riforma della giustizia, redatta dal Ministro della Giustizia Orlando, inviata al CSM.

Con l’apparente obiettivo di “limitare le correnti togate” e “riorganizzare” l’organo di autogoverno della magistratura, i tecnici stanno tentano di “imbrigliare” totalmente le toghe.

Il sistema, ancora una volta molto simile a quello delle tre carte, si gioca unicamente sulla rinnovata importanza dei membri laici ( quelli votati per 1/3 dal Parlamento riunito in seduta comune tra i professori universitari in materie giuridiche e avvocati che esercitano la professione da almeno quindici anni).

A questi, che già con la vice-presidenza (che è di fatto la figura più importante in quanto la presidenza è affidata al Capo dello Stato) ricoprono un ruolo di elevata importanza, verranno attribuiti nuovi importanti poteri sulla nomina, valutazione e selezione dei candidati, assegnata la presidenza della prima sezione disciplinare (divisa in due ambiti e con il compito di rispondere in maniera immediata alle segnalazioni del Procuratore generale della Cassazione e del Ministro della giustizia) e possibilità di primeggiare attraverso un “sistema all’italiana” (cioè per metà maggioritario locale per il primo turno e per metà proporzionale con voto di lista nel secondo, che avvantaggerebbe, come confermato dai tecnici del ministero, le “candidature spontanee”).

In questa specifica situazione ci sarebbe il serio rischio di ingerenza totale dell’ambito politico su quello giuridico in quanto i cosiddetti “membri non togati”, inseriti dai costituenti per impedire che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura si trasformasse nella creazione di una specie di casta separata da tutti i poteri dello Stato e gelosa dei suoi privilegi, avranno maggiore inflenza con i nuovi incarichi a loro conferiti e potrebbero addirittura creare una nuova fitta rete di correnti (che sostituirebbero quelle presenti) con la “massiccia” presenza di indipendenti (o, per meglio dire, schierati ed allineati) nelle liste.

“La voce della maggioranza non è garanzia di giustizia”. (Friedrich von Schiller)
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